Aggiornato il 03/05/18 at 04:38 pm
Intervista di Gabriele Leone
Shorsh Surme Scrittore, giornalista…… e saggista, nato nel 1961 ad Arbil nel
Kurdistan irakeno. Prima responsabile culturale e successivamente fino al 1998
presidente della Comunità kurda in Italia.
1) Che probabilità ci sono che il governo della Turchia, accogliendo l’invito
contenuto nei rilievi della decima conferenza annuale dell’ EU Turkey Civic
Commision, si disponga a rilasciare Ӧcalan affinché possa partecipare
efficacemente ai negoziati di pace ?
Lo Stato turco ha sempre cercato di ostacolare qualsiasi iniziativa per arrivare a
una pace definitiva con i quasi 20 milioni di kurdi che vivono in Turchia. Io non ho
mai creduto ai confini artificiali creatisi alla fine della Prima guerra mondiale ma
questi sono. Ahimè una soluzione pacifica della questione kurda si presenta molto
problematica perch , anche se Erdo an sta facendo di tutto per mantenere il
processo di pace, parallelamente altre forze dell‟opposizione, anche istituzionali
come il Potere Giudiziario continuano a incarcerare i giornalisti, intellettuali e
politici kurdi come se volesse bloccare il processo innescato. La conferma di tutto
ciò l‟ultimo scandalo di cui si sentito parlare e che vede protagonista Erdo an.
Dagli Stati Uniti Fetullah Gülen leader del Movimento Hizmet (Il servizio), tuona
contro Erdo an e cerca di ostacolare i passi che quest‟ultimo sta facendo nella
trattativa con i kurdi, ancora più in questo momento che vede prossima una doppia
tornata elettorale. Neppure l‟Europa influenzer la Turchia, nei suoi passi a favore
dei kurdi, perché non lo ha mai fatto. La soluzione pacifica della questione kurda
gioverebbe all‟AKP e consentirebbe un più agevole sfruttamento delle risorse
naturali presenti nella zona kurda avvantaggiando l‟economia e dando ulteriore
slancio al Partito. Di contro l‟avvicinamento della Turchia all‟Iran mette seri dubbi
sull‟intenzione di portare avanti questo processo di pace. Ma contemporaneamente
Erdo an ha rinnovato il suo interesse per l‟Unione Europea tramite i suoi contatti
con Angela Merkel, personalmente ho sempre sostenuto questo ingresso della
Turchia nell‟Unione Europea perch se la Turchia cambiasse e diventasse un paese
democratico i kurdi se ne avvantaggerebbero e avremmo anche noi confini
democratici entro i quali vivere. Infatti adesso l‟unica zona ad essere democratica
quella irachena che ha tratto vantaggio dalla caduta di Saddam, anche la si spera
comunque che le cose vadano meglio. Il problema kurdo non è mai stato affrontato
seriamente, e le proteste dell‟Unione Europea, sempre molto timide, non hanno mai
condotto a una risoluta presa di posizione nei confronti della Turchia che
manifestasse in maniera chiara la volont determinante dell‟UE di dare una svolta
forte alla situazione. Tu mi chiedi il perché la questione non abbia avuto la stessa
rilevanza mediatica di altri scenari internazionali e io ti posso testimoniare che hai
pienamente ragione infatti quando io son venuto in Italia 35 anni fa e ci chiedevano
da dove venissimo , noi dicevamo Kurdistan ma la gente si confondeva con
l‟Afghanistan ed io ero costretto a indicare la differenza sia di area che di nome.
Non di conosceva neppure l‟entit fisica del Kurdistan come fosse uno Stato mai
esistito. Nella seconda guerra del Golfo grazie alla moglie di François Mitterand,
venne fatta una richiesta al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che crearono
il 36° parallelo e da quel momento i massacri kurdi tornarono nelle prime pagine
dei giornali ma il problema venne affrontato molto superficialmente e spesso il
popolo kurdo venne identificato con il termine “terrorista”. Ma non c‟ niente di più
lontano della violenza nel popolo kurdo che ha sempre rifiutato forme di terrorismo
per far conoscere la nostra causa. Quando Saddam gasava i kurdi o ne uccise
182.000, il popolo avrebbe potuto reagire ma non lo ha mai fatto perché non è nel
nostro DNA . Purtroppo non è mai stato apprezzato per questo. Io ho sempre cercato
di far conoscere la questione del popolo kurdo che è sempre stata trascurata dalla
politica, nonostante la cultura kurda non fosse sconosciuta alla cultura italiana anzi
il primo dizionario di lingua kurda è stato redatto da padre Maurizio Garzoni, i libri
di Pietro della Valle e le sue lettere descrivevano molto accuratamente la zona kurda
e davano dettagli precisi del ruolo della donna kurda nella società. Purtroppo dopo
la scoperta del petrolio la questione kurda è stata messa in secondo piano e la
suddivisione arbitraria del Kurdistan da parte delle potenze vincitrici occidentali,
insieme alla Turchia, ha fatto si che noi fossimo costretti in “recinti” separati.
2) Quali diverse prospettive si aprono per il Kurdistan irakeno, turco, siriano e
iraniano, sarà mai possibile saldarne le esistenze in un comune destino?
L‟unit il sogno di ogni kurdo, stato il sogno di mio padre e anche di mio
nonno. Mio padre è stato uno dei fondatori del Partito democratico del Kurdistan
Iracheno che ha vissuto la sua vita sulle montagne e nelle carceri tra torture per poi
morire a 53 anni. Ci diceva sempre che lui non avrebbe visto uno Stato kurdo ma lo
sorreggeva la speranza che lo avrebbero visto i suoi figli; anche io dovrò dire la
stessa cosa ai miei figli che sono ancora piccoli consapevole che, purtroppo, non
vedrò una nazione unita. La realtà attuale del Kurdistan non spinge verso questo
sogno perch se vero che in teoria non c‟ più una guerra fredda, in realt basta
pensare alla Siria per vedere rappresentato uno scenario di Guerra Fredda tra Stati
Uniti e Russia e ciò rende impossibile qualsiasi tentativo di dichiarare uno Stato
kurdo. Per esempio nel Kurdistan Iracheno ad Arbil, che è la mia città, si trovano
tutti i consolati delle Nazioni più importanti e ciò vale come un riconoscimento dal
punto di vista giuridico. Ogni giorno le tv kurde fanno vedere i vari ambasciatori
accreditati a Bagdad visitare il governo locale kurdo ma ciò accade per interesse nei
confronti del petrolio del quale il popolo kurdo dopo la morte di Saddam ha
cominciato a poter usufruire. Ma tutto ciò non può mai portare ad una dichiarazione
di autonomia statuale, perché si rivelerebbe controproducente anche per le altre zone
del Kurdistan. Infatti la Turchia difficilmente potrebbe accettare ai suoi confini la
presenza di uno Stato dopo vivono otto milioni di kurdi. La stessa Turchia sta
facendo affari miliardari con il Kurdistan iracheno anche con l‟attraversamento dei
condotti petroliferi che giungono fino al mar nero. Questi stessi interessi economici
la spingono ad ostacolare la prospettiva di vita democratica che si sta attuando nel
cantone siriano del Rojava. Resta comunque vivo in tutti noi il sogno di un paese
unito e vari gruppi si fanno portavoce di questo sentimento nazionale.
3) Che possibilità esistono che l’Unione Europea eserciti in maniera chiara la
volontà di sensibilizzare efficacemente il governo turco al riconoscimento ufficiale
del popolo kurdo?
Come dicevo prima una richiesta di tal genere non mai partita dall‟Unione
Europea nei confronti della Turchia. C‟ un difetto di fondo, purtroppo, nella
politica estera europea. Nella mia intervista a Catherine Ashton in qualità di Alto
rappresentante per gli affari esteri e della politica di sicurezza dell’Unione europea,
circa la divergenza tra il governo regionale kurdo e quello centrale iracheno sulla
questione del petrolio, ho ricevuto una risposta molto vaga. Se l‟Unione Europea
avesse delle solide politiche estere potrebbe sostituire gli Stati Uniti in quell‟area,
ma purtroppo le sue politiche sono inefficaci. L‟UE, emana risoluzioni trincerandosi
così dietro una ritualit inefficace e non c‟ iniziativa valida che parta da loro. Per
esempio in questo momento ci sono molti giornalisti nelle carceri turche arrestati
dopo la faccenda del 2012, dopo lo sciopero della fame . In questa occasione Ӧcalan
con una parola è riuscito a fare interrompere lo sciopero della fame facendo così
comprendere ad Erdo an la portata dell‟influenza che egli ancora esercita sul suo
popolo. Ma anche in questa occasione l‟Unione Europea si rivelata completamente
assente. Relativamente al secondo punto di domanda e cioè perché si continua
ancora ad annoverare Ӧcalan e il PKK nell‟ambito delle associazioni terroristiche,
possiamo affermare che in tutti questi anni Apo ha dimostrato la sua volontà di pace
proclamando tregue unilaterali. Per tutti gli anni ‟90 le richieste del PKK sono
mutate e si reclama il riconoscimento della lingua kurda e della cultura kurda, ed
insieme la modifica di alcuni articoli della costituzione che individuano come atti
terroristici quelli che minacciano l‟integrit della Turchia. Di contro il pacchetto
democratico offerto da Erdo an non serve a nulla se non offre questi cambiamenti
costituzionali che riconoscano l‟entit del popolo kurdo. Purtroppo toccare la
Costituzione potrebbe offrire ai militare l‟alibi per sferrare un colpo di stato.
4) Può la soluzione del conflitto nel Rojava avviare a coinvolgere le minoranze
kurde in maniera tale da costruire la loro unità?
È quanto si sta facendo nonostante ci siano difficoltà esterne ed interne. Il
Kurdistan siriano stato suddiviso in forma di cantone sotto l‟influenza dei Partiti,
il Partito più presente in quella zona è il PYD che non va d‟accordo con gli altri
partiti kurdi siriani. Nonostante questo ci si sforza di restare uniti. Purtroppo sono
nate formazioni terroristiche che sferrano attacchi contro i cantoni kurdi; una di
queste è al-Nuṣra che costringe i kurdi a fronteggiare non solo l‟esercito regolare
ma anche i terroristi. Proprio per questo Barzani ha chiesto ai Partiti di non
scontrarsi tra di loro richiamandoli all‟unit sia per la parte siriana che per quella
irachena onde evitare di ripetere i problemi che ci furono negli anni ‟90 in Iraq.
Aleppo ha subito le perdite maggiori e interi quartieri kurdi sono stati distrutti.
Purtroppo io non so quanto possa durare l‟esperienza del Rojava e quando il
governo di Baššar Hafiz al-Asad cadrà ci sarà sicuramente una guerra civile nella
quale i kurdi troveranno molta difficoltà a dialogare con le organizzazioni estremiste
che portano avanti la rivolta. Solo all‟interno di una Siria pacificata i kurdi siriani
potrebbero trovare spazio in una sorta di federazione kurda come è avvenuto in Iraq
5)Perché secondo lei, l’agenda internazionale tende a definire la questione kurda
come conflitto regionale, marginalizzandone l’importanza e collocandola come
espressioni episodiche di terrorismo?
Spesso la questione kurda è stata inquadrata come conflitto regionale. Quando
Saddam, con l‟ausilio di Alì il chimico228 bombardò la città di Halabja , si chiese a
George Bush padre, se fosse a conoscenza dell‟efferato gesto compiuto lui rispose
che l‟America non poteva intervenire in quanto erano questioni interne. La
comunit internazionale ha introdotto l‟aspetto dell‟ingerenza umanitaria che stata
praticata nella guerra dei Balcani, ma un‟iniziativa di tal genere non mai stata
intrapresa a favore dei kurdi. Noi kurdi siamo stati usati sia dall‟est che dall‟ovest,
Oriente e Occidente. Quando i russi, nel 1946 hanno fatto finta di sostenere la
creazione di uno Stato kurdo, fecero un accordo segreto con la Persia in modo tale
che questo stato durasse solo nove mesi e tutti gli esponenti politici di quello Stato
venissero impiccati. La rivoluzione di Barzani scoppiò nel 1961 e fini nel 1974 e
dopo aver usato i kurdi, le potenze occidentali usarono lo Scià di Persia e con
l‟accordo di Algeri, hanno fatto fallire, dopo 15 anni, la rivoluzione.
Sostanzialmente l‟unico interesse che ha spinto gli Stati occidentali stato di natura
prevalentemente economica. Le zone del Kurdistan ricche di risorse idriche e di
idrocarburi fa gola a molti ed è stato messo in atto il principio romano del divide et
impera. Ma nonostante tutto l‟identit del popolo kurdo non si dispersa e rimane
come cemento di un popolo territorialmente disperso.
Lascia un commento