Aggiornato il 03/05/18 at 04:40 pm
Ankara è costretta a rivedere la legge che prevede il carcere a vita per Abdullah Ocalan, il leader del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), catturato nel 1999 e condannato all’ergastolo, e chi come lui ha commesso reati per cui è previsto questo tipo di pena.VIOLAZIONE DELL’ARTICOLO 3. L’ha stabilito la Corte di Strasburgo …… che il 18 marzo ha condannato la Turchia per la violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani che sancisce che nessuno può essere sottoposto a tortura o trattamenti degradanti. Secondo i giudici la legge vigente in Turchia non rispetta quest’articolo della Convenzione, e quindi viola i diritti del fondatore del Pkk, perché «non prevede, dopo un certo periodo di detenzione, alcun meccanismo di riesame della pena all’ergastolo comminata per reati come quelli commessi da Ocalan, allo scopo di valutare se continuano a sussistere motivi legittimi per tenere la persona in carcere».Ma i giudici hanno anche sottolineati che la costatazione di questa violazione «non deve essere intesa come un elemento che dia a Ocalan la prospettiva di una liberazione imminente».NON CI SONO PROVE DELL’AVVELENAMENTO. La Corte ha inoltre stabilito che le autorità turche hanno violato i diritti di Ocalan per le condizioni di detenzione cui l’hanno sottoposto fino al 2009, ma non dopo, mentre le restrizioni sulle visite dei familiari e la comunicazione con loro non comportano una violazione. Infine la Corte ha stabilito che non sussistono prove, come indicato da Ocalan e i suoi legali, che il fondatore del Pkk sia stato avvelenato durante la sua detenzione.IL MINISTRO: «ESCLUSA SCARCERAZIONE». Dopo che la Corte europea dei diritti umani ha dichiarato che i diritti di Ocalan sono stati violati, il ministro della giustizia turco Bekir Bosdag ha escluso una possibile scarcerazione del leader del Pkk. «La pena di Ocalan è l’ergastolo. Non può beneficiare della scarcerazione condizionale», ha reagito Bozdag, secondo Hurriyet online. Il ministro della giustizia turco ha aggiunto di non ritenere sia necessario cambiare le normative in vigore dopo la sentenza di Strasburgo. «Questa decisione non necessita una nuova regolamentazione», ha affermato.RICORSO IN APPELLO A STRASBURGO. Bozfag ha precisato che la Turchia ha intenzione di presentare un ricorso in appello a Strasburgo e ha anche escluso un possibile nuovo processo a Ocalan. Una ipotetica scarcerazione di Ocalan, in chiusura del laborioso processo di pace per il Kurdistan avviato nel 2013 con il governo del premier turco Recep Tayyip Erdogan, è fra le esigenze poste dai ribelli curdi. Il processo di pace è però fermo da settembre 2013, secondo i dirigenti del Pkk perché Erdogan non ha mantenuto gli impegni presi nella trattativa. La tregua unilaterale è però tuttora in vigore
Fonte:lettera43
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