Aggiornato il 03/05/18 at 04:37 pm
di Shorsh Surme
I paesi confinanti con l’Iraq si stanno fregando le mani per il ritiro delle truppe americane dal Paese. In primis l’Iran e la Turchia. Quest’ultima appoggia apertamente la lista di Al Iraqia, capeggiata dall’ex permier Iyad Allawi, in particolare esponenti sciovinisti in chiave anti curda. Invece Teheran continua con la sua influenza su vari gruppi sciiti e vuole vedere un’alleanza delle due fazioni principali degli sciiti, quella del Primo Ministro Nouri Maliki e quella dell’alleanza nazionale irachena, che raggruppa i sostenitori del giovane Muqtada Sadr per contrastare Iyad Allawi, che proprio ieri ha attaccato i dirigenti Iraniani e in particolare i Pasdaran.
Infatti, Allawi, in un’intervista con il giornale Curdo ‘Xebat’, ha detto: “I reparti speciali iraniani sono contro la formazione di un governo nazionale forte, democratico, non confessionale e che rifletta l’unità del Paese” e ha aggiunto ”USA e comunità internazionale hanno una posizione poco chiara”.
Gli USA lasciano un paese in cui il 23% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Stando a un rapporto del PAM (Programma Alimentare Mondiale). Secondo dati rilasciati dalla Banca Mondiale nel 2010, meno del 70% della popolazione residente fuori Baghdad riceve acqua potabile. L’elettricità rimane sempre un bene di lusso. Con il caldo torido di questi giorni – che a Baghdad arriva anche a 50 gradi all’ombra – la popolazione se tutto va bene avrà 3 e 4 ore di corrente.
Con la partenza dell’ultima brigata da combattimento americana dal territorio iracheno, la guerra in Iraq, durata circa sette anni e mezzo, è virtualmente finita. Milioni di dollari sono stati spesi finora per la ricostruzione delle infrastrutture del paese, ma resta ancora molto da fare.
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