TURCHIA E SIRIA: GRANDE E’ IL DISORDINE SOTTO IL CIELO

Aggiornato il 21/03/25 at 06:01 pm

di Gianni Sartori———-Probabilmente sono rimasti solo i “campisti” (e i rosso-bruni in genere) a non capire cosa realmente abbia rappresentato e – se pur tra mille difficoltà e qualche contraddizione – continui a rappresentare la lotta del popolo curdo in Turchia e Siria. Un brandello di speranza, una possibile fuoriuscita dalle miserie del Giano fascista-neoliberista.
Anche recentemente vanno sproloquiando (o semplicemente delirando) di fantomatiche alleanze tra curdi e sionisti
Vedi le surreali affermazioni dell’ineffabile Thierry Meyssan:
“In Turchia, la pacificazione interna della questione kurda delegittima la posizione dei mercenari kurdi dello pseudo-Stato del Rojava in Siria, e li rende disponibili per un’eventuale invasione di terra dell’Iran per conto di Israele.
Fermo restando – ovviamente – che la proposta di una soluzione politica avanzata da Ocalan non rappresenta il Vangelo nemmeno per tutte le organizzazioni curde. Vedi le YPG che hanno già detto chiaramente, pur apprezzandone lo spirito, di voler continuare a combattere.
Intanto da un paio di giorni nelle maggiori città turche migliaia di manifestanti sono scesi in strada per protestare contro l’arresto del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu e di un centinaio di esponenti del partito di opposizione CHP (Partito repubblicano del popolo, erede del kemalismo, ora su posizioni socialdemocratiche). Con fantasiose accuse di aver “costituito una rete criminale” e addirittura di “sostegno al PKK” (come riportava l’agenzia filogovernativa Anadolu Ajansı).
Oltre a Ekrem Imamoğlu il 19 gennaio sono stati incarcerati il sindaco di Şişli (Resul Emrah Şahan) e quello diBeylikdüzü (Mehmet Murat Çalık).
Ma forse ai manifestanti – peraltro coraggiosi – che sventolano bandiere turche e ritratti di Kemal Ataturksarebbe il caso di ricordare che non è la prima occasione in cui vengono destituiti rappresentanti eletti dal popolo (finora si trattava di sindaci e deputati curdi) sostituendoli con amministratori imposti (kayyum ou kayyim).
Ma senza suscitare particolare indignazione nella società civile turca.
Effetto probabilmente del sistematico lavaggio del cervello a cui viene sottoposta dalla propaganda governativa.
Descrivendo i curdi (popolo oppresso, colonizzato, marginalizzato, sfruttato…) come dei subumani, meritevoli solo di odio e disprezzo. Come per i visi pallidi d’oltreoceano quando si riferivano agli indigeni: “l’unico curdo buono è quello morto”.
Tuttavia, facendo di necessità virtù, il CHP non aveva certo rifiutato i voti curdi, indispensabili per eleggere anche il sindaco ora defenestrato di Istanbul (così come a Izmir e Ankara).
Infatti il Partito DEM (Partito dell’Uguaglianza e della Democrazia dei Popoli – Partiya Wekhevî û Demokrasiya Gelan), si era astenuto dal presentare propri candidati in alcuni distretti dove si profilava una possibile vittoria del CHP.
Dopo gli eventi del 19 marzo il Comitato esecutivo centrale del Partito DEM con un comunicato ha condannato duramente tali arresti chiedendo l’immediata scarcerazione degli esponenti politici del CHP. Definendo tali pratiche “metodi degni di un colpo di Stato”.
E’ auspicabile che questo autentico tsunami favorisca una doverosa riflessione da parte della società civile turca in merito alla questione curda. Portandola ad ammettere come dalla colonizzazione del Kurdistan anche il popolo turco – non solo le classi dominanti – abbia in fondo approfittato, ricavandone migliori condizioni di vita (analogia scontata, citare Marx che parlava negli stessi termini della questione irlandese e dei vantaggi di cui beneficiava anche il proletariato britannico).
E intanto, oltre agli attacchi turchi contro il Rojava, lungo la costa siriana proseguono i pogrom. Nel mirino ancorai i civili,alawiti e altre minoranze.
Uno stillicidio quotidiano di uccisioni e di rapimenti (come segnala l’agenzia ANHA). Per esempio il 20 marzo nel quartiere di Al-Adkhar (Homs) sono stati assassinati quattro membri di una stessa famiglia.
Come denuncia l’Osservatorio siriano dei diritti umani (OSDH / SOHR): “un gruppo armato (presumibilmente jihadista nda) ha assalito un’abitazione assassinando brutalmente, a sangue freddo il padre e i suoi tre figli sotto gli occhi della madre e di una figlia”.
Tra i“campisti” circola poi l’auspicio di una riscossa dei nostalgici di Assad (come il Fronte della resistenza islamica in Siria -Awliel-Bas – del generale Ghiath Dalla), grazie magari al sostegno di Putin (alquanto improbabile direi, visti i rapporti di Mosca con Erdogan).
Pur potendo ben immaginare che a farne le spese sarebbe soprattutto la popolazione alawita diventando ulteriormente vittima di rappresaglie. Andrebbe invece sottolineato come siano soprattutto i curdi a esprimere solidarietà e a condannare i pogrom. Intervenendo anche con gli aiuti umanitari della Croce Rossa curda.