
Aggiornato il 06/03/25 at 02:54 pm
di Shorsh Surme –———-In una mossa senza precedenti, in cantiere da settimane, il fondatore del Partito dei lavoratori del Kurdistan, Abdullah Ocalan, ha lanciato un nuovo appello, ritenuto all’unanimità storico, in cui chiedeva al partito di sciogliersi e deporre le armi. Nell’appello di Ocalan si sottolinea che “le soluzioni basate su tendenze nazionaliste estreme, come l’istituzione di uno Stato-nazione separato, il federalismo, l’autonomia o le soluzioni culturali, non soddisfano le richieste dei diritti sociali storici della società”, dichiarando di avere la responsabilità di questo passo.
La formulazione dell’appello di Ocalan, che praticamente comporta una transizione verso una lotta democratica pacifica, riflette la consapevolezza del fondatore del PKK che qualsiasi passo verso la pace richiede almeno due parti. Se esorta il suo partito e i suoi sostenitori a procedere con questa opzione, tutti gli occhi saranno anche sulla risposta del governo turco e su come gestisce l’iniziativa, in mezzo alla convinzione tra molti che stringere la mano a chi gli è teso e stabilire una vera pace porterà a mettere a tacere i suoni dei cannoni e il rombo degli aerei e fornirà un’opportunità per stabilire la pace nel sud-est del paese, un luogo che non ha conosciuto la calma per decenni. Le ripercussioni dell’appello di Ocalan, che corona un lungo percorso di trasformazioni in Turchia e nei suoi dintorni, avranno ripercussioni sulla regione, che ha fatto sì che l’attenzione si spostasse specificamente su Siria, Iraq e Iran, seppur in misura minore, dove sono diffusi anche i militanti del partito.
La telefonata di Ocalan è arrivata l’altro ieri, dopo la terza visita che il partito curdo “DEM” rappresentato in parlamento gli ha fatto nella sua prigione sull’isola di Imrali. È stata pubblicata una foto della delegazione, in cui lui è ritratto nella sua cella: la prima del suo genere negli ultimi anni. Era chiaro che il messaggio (letto dal parlamentare democratico Parivan Buldan durante una conferenza stampa a Istanbul) era breve, chiaro ed esplicito, senza spazio a interpretazioni o ambiguità. Ocalan ha invitato il partito a “sciogliersi” e “tutti i gruppi a deporre le armi”, invitando il partito a tenere la sua “conferenza generale” e a prendere autonomamente la decisione.
Nel suo messaggio Ocalan ha toccato argomenti importanti sulle circostanze che hanno accompagnato l’emergere del “Kurdistan” e il cambiamento delle circostanze internazionali, in particolare il crollo del socialismo, e si è concentrato sul tema della “disintegrazione della negazione della realtà curda e del divieto di libertà e libertà di espressione”. Queste parole chiave sembrano essere le parole chiave che definiscono la fase successiva, perché anche se l’intero processo sembra volontario e in risposta a un appello del leader del Partito del Movimento Nazionalista, Devlet Bahceli, ci sono dei limiti che si prevede saranno superati in futuro, come il miglioramento della realtà politica dei curdi di Turchia.
Ocalan ha chiesto una riorganizzazione delle relazioni storiche, il che è un chiaro messaggio che esse dovrebbero basarsi sul principio di cittadinanza negli stati moderni.
L’appello di Ocalan si è concentrato anche sulla “fratellanza turco-curda”, che è la cosa più influente per il popolo, poiché da secoli c’è vicinanza, armonia e coesistenza, e ha chiesto di “riorganizzare le relazioni storiche”, il che è un messaggio chiaro che le relazioni dovrebbero basarsi sul principio di cittadinanza negli stati moderni, sottolineando la necessità di una “società democratica”, considerandola “inevitabile”. Egli ha quindi parlato del fatto che “non c’è modo al di fuori della democrazia di cercare e raggiungere l’ordine. L’insediamento democratico è il modo fondamentale per farlo, e il linguaggio della pace e della società democratica deve anche essere sviluppato in conformità con la realtà”. Ha inoltre sottolineato che “le soluzioni basate su tendenze nazionaliste estreme, come l’istituzione di uno stato nazionale separato, il federalismo, l’autogoverno o soluzioni culturali, non soddisfano i requisiti dei diritti sociali storici della società”, il che rappresenta la più grande trasformazione presentata da Ocalan negli ultimi decenni.
I preparativi per questa nuova fase sono iniziati lo scorso ottobre con l’iniziativa del leader del Movimento nazionalista, Devlet Bahceli, alleato del presidente Recep Tayyip Erdogan, stringendo la mano ai rappresentanti del partito “DEM”, che ha aperto le porte alla normalizzazione delle relazioni tra di loro. Bahceli ha fatto seguito il 22 dello stesso mese con un invito a Ocalan a dichiarare lo scioglimento del “Kurdistan” e a deporre le armi in cambio del beneficio dell’amnistia. Poi “DEM” ha chiesto di incontrare Ocalan nella sua prigione.
Una delegazione del DEM ha incontrato per la prima volta Ocalan nella sua prigione il 28 dicembre, prima di tenere una serie di incontri con partiti politici e personalità turche, altri partiti e incontri con leader curdi detenuti nelle loro prigioni. Ha incontrato Ocalan per la seconda volta il 22 gennaio e ha continuato i suoi incontri. A questo proposito la scorsa settimana si è trasferito nella regione del Kurdistan iracheno e ha tenuto incontri descritti dai media come positivi con i leader curdi a Erbil e Sulaymaniyah. La tappa si è conclusa l’altro ieri, con Ocalan che ha lanciato il suo messaggio.