Aggiornato il 16/12/24 at 06:37 pm
di Shorsh Surme –——-Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha annunciato oggi che la Russia non ha preso una decisione definitiva riguardo le basi militari russe in Siria, limitandosi a spiegare che il Cremlino è “in contatto con funzionari in Siria”.
All’inizio della settimana quattro funzionari siriani hanno detto alla Reuters che la Russia stava ritirando le sue forze dalla linea del fronte nel nord della Siria e dai siti nelle montagne alawite, ma non si era ritirata dalle sue due basi principali dopo la caduta del presidente Bashar al-Assad.
Con i rapidi sviluppi in Siria, il destino delle due basi militari russe presenti nel paese, la base navale di Tartus e l’aeroporto militare di Hmeimim, è stato messo in discussione.
Le due basi svolgono un ruolo chiave affinché la Russia mantenga la sua influenza in Medio Oriente, nel bacino del Mediterraneo e persino in Africa.
Mercoledì Peskov ha detto che Mosca è in contatto con le nuove autorità siriane per quanto riguarda il futuro delle due basi.
La Russia ha evacuato per via aerea parte del suo personale diplomatico da Damasco domenica scorsa, come annunciato da Mosca una settimana dopo la caduta del regime del suo alleato Bashar al-Assad.
Il dipartimento per le situazioni di crisi del ministero degli Esteri russo ha dichiarato su Telegram che “Il 15 dicembre scorso parte dell’equipaggio della rappresentanza (diplomatica) russa a Damasco è stata ritirata a bordo di uno speciale volo dell’aeronautica russa partito dalla base aerea di Hmeimim”, situato sulla costa siriana.
Ha aggiunto che l’aereo è arrivato all’aeroporto Chkalovsky vicino a Mosca, senza indicare il numero delle persone che sono tornate a bordo.
L’amministrazione ha spiegato che il viaggio prevedeva l’evacuazione dei membri delle missioni diplomatiche di Bielorussia, Corea del Nord e Abkhazia, una regione separatista della Georgia sostenuta da Mosca.
Allo stesso tempo ha confermato che “l’ambasciata russa a Damasco continua il suo lavoro”.
La caduta del regime di al-Assad ha rappresentato una grave battuta d’arresto per Mosca, che era intervenuta militarmente per sostenerlo dal 2015.