Aggiornato il 22/06/24 at 03:54 pm
di Shorsh Surme –——Tragedia in mare tra l’Italia e la Libia, in acque internazionali. I corpi esanimi di dieci migranti sono stati trovati nello scafo di una barca in legno: a bordo c’erano 61 persone e 51 si sono salvate, come spiega la ong Resqship. Due tra i 51 che sono stati evacuati erano privi di sensi. Il gruppo di soccorritori è intervenuto anche con un’ascia per rompere lo scafo ed entrare nel barcone. L’equipaggio del veliero Nadir, della ong Resqship, era a oltre 100 miglia dalle coste libiche, in acque internazionali a poco più di 40 miglia da Lampedusa, nei pressi dell’area Sar di Malta. Il giorno prima aveva raccolto una segnalazione di soccorso relativa a un altro barcone in pericolo, lanciata da Alarm Phone: a bordo c’erano 62 persone poi affidate alla guardia costiera. L’equipaggio della Nadir ha dunque continuato a monitorare il mare fino alla tragica scoperta del natante con 10 morti all’interno dello scafo. I 51 sopravvissuti sono stati sottoposti alle prime cure sul veliero della ong tedesca in attesa della loro evacuazione medica, sollecitata con urgenza. A Lampedusa continuano quindi gli arrivi. Circa 173 naufraghi sono approdati sull’isola nella notte, a bordo di tre imbarcazioni differenti. Nel primo sbarco vi erano 103 persone, nel secondo 27 e nel terzo 43. Sono stati soccorsi dalla Guardia di finanza e dalla Guardia costiera. Si trovano adesso presso l’hotspot di contrada Imbriacola, gestito dalla Croce Rossa Italiana, dove complessivamente in questo momento sono 308 gli ospiti. In mattinata è previsto un trasferimento di 133 persone dal centro di accoglienza, con un traghetto, verso Porto Empedocle.
La situazione dei migranti nel Mediterraneo è tragica e urgente. Nelle ultime ore una barca a vela con a bordo migranti provenienti principalmente dall’Afghanistan, dall’Iran e dal Kurdistan Irq. ha preso fuoco ed è affondata a poco più di cento miglia dalle coste calabresi. Sessantacinque persone sono disperse, tra cui molti bambini. Altri dieci migranti sono stati trovati soffocati in una barca di legno a sud di Lampedusa. Quest’anno ci sono stati già ottocento morti nel Mediterraneo, e le agenzie dell’ONU sollecitano l’Europa a intensificare gli sforzi di soccorso in mare1. Questa tragedia richiama alla mente un evento simile avvenuto a Cutro, dove 79 migranti, tra cui 33 minori, persero la vita. È importante che la comunità internazionale si mobiliti per prevenire ulteriori perdite di vite umane in queste traversate pericolose.
Molti migranti provengono da paesi colpiti da conflitti, instabilità politica, povertà e mancanza di opportunità economiche. La ricerca di una vita migliore spinge molte persone a intraprendere viaggi pericolosi. Tuttavia le organizzazioni criminali sfruttano la vulnerabilità dei migranti, offrendo loro viaggi clandestini in cambio di denaro. Questi viaggi spesso coinvolgono imbarcazioni sovraffollate e in condizioni precarie.
La rotta del Mediterraneo centrale è una delle più pericolose al mondo. I migranti partono dalle coste nordafricane (principalmente dalla Libia) su imbarcazioni sovraffollate e non sicure. Le distanze da coprire sono lunghe, e le condizioni meteorologiche spesso avverse.
La mancanza di vie legali e sicure per l’immigrazione spinge i migranti a cercare percorsi illegali e rischiosi. La creazione di canali di immigrazione regolari potrebbe ridurre il ricorso a queste rotte pericolose.
Nonostante gli sforzi di alcune organizzazioni umanitarie, la mancanza di una risposta coordinata e tempestiva da parte dei paesi costieri e dell’Unione Europea può portare a tragedie in mare. Le operazioni di soccorso sono spesso complesse e richiedono risorse significative. Alcuni paesi europei hanno inoltre politiche restrittive sull’immigrazione, rendendo difficile per i migranti ottenere asilo o protezione. Questo può spingere le persone a cercare percorsi illegali.
La situazione richiede una risposta globale che affronti sia le cause strutturali che le sfide immediate. La cooperazione internazionale, la promozione dei diritti umani e l’assistenza umanitaria sono fondamentali per prevenire ulteriori perdite di vite umane.