Aggiornato il 15/02/24 at 06:27 pm
di Shorsh Surme –——-L’anno scorso si è concluso con Israele che ha intrapreso la sua guerra apocalittica contro Gaza, che finora ha ucciso 28mila palestinesi e ne ha feriti altri 87mila. Molto probabilmente la crisi di Gaza continuerà a dominare i titoli dei giornali nel prossimo futuro, a scapito dell’attenzione internazionale rivolta all’Ucraina.
Gli stati arabi sono nervosi per gli effetti di ricaduta. Egitto e Qatar stanno guidando gli sforzi diplomatici per allentare l’escalation del conflitto di Gaza e contenerlo con l’obiettivo finale di aiutare a mediare un efficace cessate-il-fuoco tra le parti in guerra.
Tuttavia, mentre la crisi continua a diffondersi nel Mar Rosso meridionale con i ribelli Houthi che interrompono il trasporto marittimo globale come parte di una strategia volta a indebolire Israele, la mancanza di un cessate-il-fuoco a Gaza continuerà a esporre la regione a gravi pericoli.
Ci sono molte tendenze geopolitiche a cui prestare attenzione nel 2024. Quattro di queste includono l’impatto regionale della guerra di Gaza, la riabilitazione della Siria nel mondo arabo, la traiettoria della distensione saudita-iraniana e la possibilità che un nuovo leader supremo iraniano salga al potere.
Gli Stati Uniti e Israele sono più isolati a livello internazionale, più che in qualsiasi momento della storia recente. A dicembre l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che afferma il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione. Mentre 172 paesi hanno votato a favore e dieci si sono astenuti, solo quattro, cioè Stati Uniti, Israele, Micronesia e Nauru, hanno votato contro.
Le narrazioni su Israele-Palestina promosse dalla maggior parte dei politici di Washington e dai principali media statunitensi e affiliati sono completamente in contrasto con la “Via Araba” e il resto del sud del mondo.
Pur ossessionati dal tentativo di espandere la portata degli Accordi di Abramo e dai tentativi di seppellire la questione palestinese, l’amministrazione Biden e l’establishment della politica estera statunitense non sono riusciti a comprendere il mondo arabo.
La questione della Palestina è stata usata strumentalmente dei cosiddetti “fratelli arabi” per fini propri, basti pensare che ci sono profughi palestinesi che vivono dal 1948 nelle baracche in Libano e in Cisgiordania. L’amarezza delle guerre arabo-israeliane del 1948 e del 1967 e altri eventi storici rimangono fonte di umiliazione per gli arabi.
La causa palestinese continua a mobilitare i cittadini arabi ma senza fare nulla tranne le manifestazioni, consci che i loro paesi hanno rapporti diplomatici con Israele e che se avessero realmente voluto, avrebbero poturo risolvere la carneficina tra i due popoli.
Sono infatti stati gli arabi a privare il popolo palestinese di uno stato quando la società della nazione decise due stati in una terra: re Abdullah, nonno dell’attuale re della Giordania, rifiutò la proposta dei due stati, cosa che ha contribuito a ad un conflitto di cui non si vede la fine. La risposta ahgli attacchi del 7 ottobre è stata chiaramente un’iniziativa di Benjamin Netanyahu volta a eliminare Hamas, ma ha invece portato al massacro della popolazione civile.