Aggiornato il 03/05/18 at 04:37 pm
A cura di Piernicola Nobili
Il PKK si piega ai negoziati . Il “cessate il fuoco” in cambio di diritti civili
Murat Karayilan è il leader indipendentista curdo del PKK e, dopo gli ultimi attentati contro Ankara, ha offerto ad Erdogan una proposta di pace affinché gli indipendentisti curdi possano vivere in pace con la Turchia. Il conflitto politico turco-curdo dura ormai da troppo tempo, infatti, i primi dissidi risalgono a circa 26 anni fa. Il bilancio di questa guerra politica ha già fatto migliaia di morti. Karayilan, tramite la BBC inglese, ha fatto sapere al governo turco che è disposto a cessare tutte le ostilità con le autorità di Ankara se si prende in considerazione una reale trattativa che, secondo le fonti, dovrebbe basarsi su una maggiore garanzia dei diritti per il popolo curdo. Il leader ha fatto sapere inoltre che la serietà dell’accordo con i turchi potrebbe essere mediata dalla mediazione delle Nazioni Unite. Le basi di quest’accordo prevedono anche clausole come: il termine degli arresti di politici e civili curdi ed il riconoscimento di quei diritti tipici di una minoranza che rappresenterebbe, secondo dati non ufficiali, quasi un quinto della popolazione totale che risiede in Turchia. La questione curda va risolta. È una delle matrici della conflittualità in un medio oriente sempre più in fiamme, anche se, per ragioni geopolitiche, la Turchia non fa parte del sistema di relazioni medio-orientali. I curdi sono sempre stati al centro di ampie dispute nell’area che va dalla Turchia, passando per una striscia di Siria, fino in Iraq; infatti, non è un caso che il defunto dittatore iracheno, Saddam Hussein, per paura di ritorsioni politiche all’interno delle strutture statali e di partito, abbia condotto una guerra, avente tutte le caratteristiche del genocidio e della pulizia etnica, contro quei curdi che risiedevano nel “Curdistan Iracheno”. La proposta di pace di Karayilan nasconde però un aspetto che non deve essere trascurato: nel caso in cui la Turchia non dovesse accettare di poter dialogare o di trovare degli accordi accettabili, gli indipendentisti curdi sono costretti a dichiarare la loro indipendenza dalla Turchia. Questa disposizione, che ha un qualcosa in comune con un ultimatum, potrebbe arrivare a conseguenze gravissime. Il problema principale sarebbe quello di scatenare una guerra senza esclusioni di colpi fra turchi e curdi. Lo scenario potrebbe essere simile a quello che è realtà nell’area israeliana e palestinese. I turchi hanno dato una prima risposta che non promette niente di buono perché hanno manifestato una certa freddezza soprattutto perché il governo sembrerebbe non essere disposto ad accettare negoziati dagli indipendentisti che, nelle istituzioni turche, hanno la stessa fama e considerazione di “terroristi”. Ankara considera così Ocalan ed i suoi dirigenti alla stessa stregua di terroristi che, per le loro finalità, scelgono la lotta armata contro un potere costituito. Intanto, nonostante le proposte di dialogo, è stata contemporanea l’uccisione di sei soldati turchi ed il ferimento di altri diciassette in un conflitto a fuoco contro un manipolo di indipendentisti del PKK nei pressi della provincia di Hakkari. L’esercito turco, si deve ricordare, è da molto tempo impegnato in scontri lungo la frontiera con l’Iraq. Ankara non parla così di nessun cedimento ed annuncia tramite le fonti ufficiali di aver costituito un’unità militare che avrà il compito di sorvegliare con mezzi più efficienti tutta l’area interessata tra Turchia ed Iraq. L’occidente, in merito a questo conflitto, considera il Pkk, in particolare gli Stati Uniti e l’Unione Europea, come una formazione politica dalle forti basi terroristiche. Il PKK sembrerebbe così isolato.
Fonte:Italiaglobale
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