Aggiornato il 03/05/18 at 04:33 pm
Mentre le forze del presidente Bashar al Assad si concentrano sull’asse Damasco-Aleppo, lasciando ai ribelli i ricchi territori orientali, la diplomazia iraniana si mobilita su piu’ fronti per affermare il proprio ruolo politico nella sempre piu’ sanguinosa crisi siriana…….. Assad ha incontrato a Damasco Said Jalili, rappresentante della Guida Suprema iraniana Ali Khamenei, per ribadire che quel che avviene in Siria “non è una questione interna ma una lotta tra l’asse della resistenza (anti-israeliana) e i nemici di questo asse”. L’Iran, ha aggiunto, “non permetterà in alcun modo che l’asse della resistenza venga rotto” e la Siria ne è “un perno essenziale”. Prima di giungere a Damasco, Jalili si era trattenuto per due giorni a Beirut per colloqui privati con il leader del movimento sciita libanese Hezbollah, Hasan Nasrallah. La sua visita ad Assad precede di due giorni la convocazione da parte del presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, di una riunione dei rappresentanti di Paesi – non specificati – che hanno una “posizione realistica” nei confronti della questione siriana. L’Iran è da oltre trent’anni uno stretto alleato strategico di Assad ed una eventuale caduta di quest’ultimo sarebbe catastrofica per la sua capacita’ di influenza nella regione.
E sempre da Teheran e’ giunto nel pomeriggio ad Ankara il ministro degli Esteri Ali Akbar Salehi, per dire al suo omologo che, senza il contributo di due potenze regionali come Iran e Turchia, una soluzione della crisi in Siria sarà “molto difficile”. Ma Salehi ha anche confermato di voler parlare con Davutoglu del rapimento a Damasco nei giorni scorsi, da parte dei ribelli sunniti siriani appoggiati dalla Turchia, di 48 sciiti iraniani: semplici pellegrini per Teheran, almeno in parte agenti delle Guardie rivoluzionarie secondo gli insorti, e la cui sorte resta un mistero. Per la loro liberazione l’Iran aveva chiesto aiuto sia alla Turchia che al Qatar. Nei confronti di Ankara non vi e’ pero’ solo diplomazia. Il capo di stato maggiore iraniano Hasan Firuzabadi, secondo quanto riferisce la stampa turca, ha avvertito che, dopo la Siria, potrebbe essere ”il turno della Turchia”. Secondo il generale, Turchia, Arabia Saudita e Qatar, che appoggiano i ribelli sunniti, sono responsabili del ”bagno di sangue” in Siria, riferisce l’agenzia Dogan. Dichiarazioni subito condannate dal ministero degli esteri turco, citato dall’agenzia Anadolu.
Attivismo diplomatico dell’Iran anche nei confronti dell’Egitto, con una visita del vice-presidente Hamid Baghaei al Cairo: e’ il piu’ alto in grado nella gerarchia iraniana a recarsi sul Nilo dopo la rottura delle relazioni diplomatiche seguite al trattato di pace tra Egitto e Israele, nel segno della volonta’ di riavvicinamento con Paese ora guidato dai Fratelli Musulmani.
Intanto, Assad ha ribadito con l’inviato iraniano Jalili la “determinazione della Siria a ripulire il Paese dai terroristi”, e per l’occasione e’ ricomparso in tv dopo un’assenza di un paio di settimane. E l’agenzia ufficiale Sana accusa bande di ”terroristi armati” di aver compiuto un “massacro” nei pressi di Homs, uccidendo un numero imprecisato di operai di un resort turistico. Puntuale la controaccusa degli attivisti anti-Assad, secondo cui ad uccidere le 16 vittime sono state le milizie irregolari (shabbiha) fedeli al presidente, che avrebbero ucciso almeno quattro cristiani. (ANSAmed).
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