Aggiornato il 23/01/23 at 03:27 pm
di Shorsh Surme –—-Il governo svedese si trova in un vicolo cieco. Cerca infatti il via libera da Ankara per entrare nella Nato, tra le quasi impossibili richieste turche di estradizione di rifugiati politici curdi e le manifestazioni contro il presidente turco Recep Tayyip Erdogan organizzate da attivisti in Svezia. E quindi assai difficile che il governo guidato da Ulf Kristersson possa risolvere la questione prima delle elezioni legislative turche, previste per metà maggio: “Probabilmente possiamo dimenticarcelo”, ha affermato all’Afp il direttore dell’istituto di Studi turchi dell’Università di Stoccolma Paul Levin, secondo il quale “Da un lato Erdogan vuole distogliere l’attenzione da un’economia che è in grave condizioni, dall’altro mi sono reso conto della presenza in Svezia di gruppi anti-Nato, contestualmente a quella dei sostenitori del Pkk, i quali temono il venir meno delle garanzie del governo”.
Ad aggravare il tutto il gesto dell’attivista anti-Islam e anti-immigrazione Rasmus Paludan, il quale ha organizzato una manifestazione, autorizzata dalla polizia, davanti all’ambasciata turca a Stoccolma in cui lo stesso attivista svedese-danese ha dato il fuoco al Corano come metodo di protesta, sotto la protezione delle forze dell’ordine. Questi hanno ritenuto, ai sensi della costituzione liberale svedese e della libertà di riunione e di espressione, che al movimento del leader del partito dovesse essere consentita tale forma di protesta.
Tuttavia Ankara ha risposto convocando l’ambasciatore svedese e poi annullando una visita del ministro della Difesa Pal Johnson, prevista per il fine settimana proprio per discutere il via libera della Turchia all’adesione della Svezia alla Nato.
Si è trattato del secondo incidente diplomatico tra i due paesi dall’inizio dell’anno, dopo che a metà gennaio attivisti filo-curdi avevano appeso per i piedi un manichino con l’immagine di Erdogan davanti al municipio di Stoccolma. Il primo ministro svedese Ulf Kristersson ha denunciato che queste mosse possono “minare” la candidatura del Paese ad aderire all’Alleanza Atlantica.
Tuttavia l’esponente conservatore sa che la libertà di espressione e i principi di democrazia sono parte integrante della società svedese, una manna per Jimmie Akesson, leader dell’estrema destra che non è al governo, ma che oggi è la formazione con il maggior sostegno dell’opinione pubblica. Per lui Recep Tayyp Erdogan resta un “dittatore islamico”, “capo di un regime antidemocratico con cui siamo costretti a fare i conti”.