Aggiornato il 15/01/23 at 08:51 pm
di Shorsh Surme –—–L’ex viceministro iraniano Alireza Akbari è stato giustiziato l’11 gennaio in Iran tramite impiccagione dopo essere stato ritenuto colpevole di essere una spia britannica, ovvero per “corruzione sullla terra e per aver minato alla sicurezza interna ed esterna dello Stato trasmettendo informazioni al Sis (MI6) britannnico).
Lo ha reso noto l’agenzia giudiziaria iraniana Mizan (La bilancia), la quale ha sottolineato che “le attività dei servizi segreti britannici in questo caso hanno mostrato il valore del condannato, l’importanza della conoscenza di cui godeva e la fiducia del nemico in lui”.
La Gran Bretagna ha condannato l’esecuzione di Akbari, 61 anni, sottolineando che “non resterà senza risposta”. Il ministro degli Esteri britannico James Cleverly ha dichiarato che “Questo atto barbaro merita di essere condannato con la massima fermezza possibile. Non rimarrà senza risposta”. Da parte sua il primo ministro Rishi Sunak ha descritto l’esecuzione di Akbari come “spaventosa”, considerandola “un atto crudele e codardo compiuto da un regime barbaro che non rispetta i diritti umani del suo popolo”. Londra aveva già precedentemente criticato il verdetto contro Akbari ritenendolo “politicamente motivato”, e aveva chiesto che ne venisse interrotta l’esecuzione.
Akbari, che era stato viceministro sotto il ministro della Difesa Alì Shamkani, aveva doppia cittadinanza, britannica e iraniana, ma la Repubblica Islamica dell’Iran non riconosce la doppia nazionalità dei suoi cittadini e li tratta esclusivamente come iraniani.
Su Twitter Amnesty International ha condannato l’esecuzione di Akbari, affermando che si tratta di “una nuova prova dell’atroce attacco dell’Iran al diritto alla vita”, invitando il governo britannico a “indagare a fondo” sulle accuse secondo cui sarebbe stato torturato in carcere.
Il caso di Akbari è venuto alla luce questa settimana, con la magistratura che ha annunciato l’11 gennaio che era stato condannato a morte per spionaggio, ma al momento Mizan non ha fornito dettagli sul ruolo di Akbari o sulla data del suo arresto o condanna, limitandosi a riportare l’approvazione del verdetto da parte della Corte suprema. Il giorno successivo i media ufficiali iraniani hanno pubblicato dettagli su Akbari, osservando che in precedenza aveva ricoperto incarichi nel ministero della Difesa e nel Consiglio supremo per la Sicurezza nazionale.
L’agenzia di stampa ufficiale Irna ha riferito che Akbari ha ricoperto diversi incarichi nella struttura di difesa e sicurezza della Repubblica Islamica, tra cui “Assistente del ministro della Difesa per le Relazioni esterne” e “consigliere del comandante delle Forze Navali”. La stessa agenzia ha affermato che Akbari era un veterano della guerra con l’Iraq (1980-1988), e che era stato arrestato nel 1398 (secondo il calendario solare Hijri adottato in Iran, cioè tra marzo 2019 e marzo 2020).
Nel febbraio 2019 il quotidiano governativo Iran aveva condotto un’intervista ad Akbari presentandolo come “un ex viceministro della Difesa nel governo di Muhammad Khatami”, il riformista che aveva assunto la presidenza della Repubblica iraniana tra il 1997 e il 2005. Shamkhani aveva assunto la carica di ministro della Difesa e attualmente ricopre la carica di segretario del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale della Repubblica islamica.
Mizan ha riferito che Akbari si era ritirato dal servizio nell’anno tra marzo 2002 e marzo 2003, e che si era dedicato ad “attività di ricerca e commerciali nel settore privato”. Ha tuttavia indicato che la sua collaborazione con l’intelligence britannica è iniziata nel 2004 e che per questo aveva ricevuto pagamenti per oltre due milioni di dollari Usa. Il ministero iraniano della sicurezza (intelligence) ha dichiarato all’inizio di questa settimana che Akbari “era in contatto con una serie di agenzie sensibili all’interno del paese”, e che “l’importanza della sua posizione e il potenziale a sua disposizione” lo hanno reso una “grande spia” per il British Secret Intelligence Service (MI6).
Le autorità iraniane hanno annunciato anche l’arresto di molte persone con l’accusa di spionaggio nella Repubblica Islamica per conto di servizi di intelligence ostili, come quelli statunitense, israeliano e britannico.
All’inizio di dicembre la magistratura ha annunciato l’esecuzione di quattro persone condannate per “collaborazione” con Israele.
L’esecuzione di Akbari arriva in un momento in cui la Repubblica Islamica è teatro di proteste a seguito della morte della giovane donna MahsaAmini il 16 settembre, dopo essere stata arrestata dalla polizia morale a Teheran per non aver aderito al rigoroso codice di abbigliamento del Paese.
Nei disordini e nella repressione centinaia di individui sono stati uccisi, tra cui dozzine di membri delle forze di sicurezza e manifestanti che scandivano slogan contro le autorità. Migliaia di persone sono state arrestate anche a margine dei movimenti, che i funzionari iraniani considerano in gran parte “rivolte” che coinvolgono i “nemici” della Repubblica Islamica.
La magistratura iraniana ha finora annunciato l’emissione di 18 condanne a morte in relazione alle proteste, quattro delle quali sono state eseguite su persone condannate per aggressione alle forze di sicurezza.