Aggiornato il 03/05/18 at 04:33 pm
di Rostam Mahmoud*
In linea con l’atteggiamento cauto della posizione irachena, e in maniera commisurata alla loro scarsa rilevanza politica come forza regionale, i curdi iracheni non hanno preso parte agli eventi siriani iniziati nel marzo 2011,….. fino alla fine di novembre dello stesso anno, quando il presidente della regione del Kurdistan iracheno, Massud Barzani, ha ricevuto una delegazione politica curdo-siriana, formata da tutti i leader dei partiti politici curdo-siriani che compongono il Consiglio Politico Curdo. E’ stato proprio questo l’inizio del coinvolgimento dei curdi iracheni nello scenario siriano, in particolare attraverso il loro rapporto speciale con la popolazione siriana di ceppo curdo. Così, a partire da quella data, i curdi iracheni sono diventati un elemento politico a pieno titolo nella “questione siriana”.
Alla base del coinvolgimento della regione del Kurdistan iracheno nella questione siriana, e dell’antipatia del governo centrale iracheno nei confronti di tale questione, vi sono ragioni contrastanti.
A causa dell’affinità della struttura demografica e della delicatezza del rapporto politico che storicamente lega la società politica siriana a quella irachena, ed a causa della fragile situazione interna irachena e del fatto che essa è nettamente spaccata tra gli Stati Uniti e l’Iran – paesi leader dei due assi regionali in conflitto – il modo complessivo con cui il governo centrale iracheno si è rapportato alla questione siriana è stato molto simile a quello adottato ufficialmente dal Libano nei confronti di tale questione: esso si potrebbe riassumere con l’espressione “tenersi alla larga”.
Una notevole oscillazione politica fra la posizione americana e quella iraniana ha dominato il modo iracheno di rapportarsi con la questione siriana – dal rifiuto iracheno della decisione della Lega Araba di sospendere la Siria, all’efficace ruolo dell’Iraq nel convincere la controparte siriana ad accettare il piano che prevedeva il dispiegamento degli osservatori arabi in Siria, al fatto che Baghdad ha tollerato che il dossier siriano venisse deferito al Consiglio di Sicurezza e all’Assemblea Generale dell’ONU, infine (ma si potrebbe continuare) al fatto che l’Iraq ha accettato la permanenza del Qatar alla presidenza della commissione ministeriale araba responsabile del dossier siriano, anche dopo aver assunto la presidenza del Vertice arabo dopo l’ultima riunione di quest’ultimo tenutasi a Baghdad.
Malgrado questi impedimenti, un coinvolgimento più profondo nella questione siriana – sebbene in modo graduale, e sempre tramite il canale dei curdi siriani – si impone ai curdi iracheni. Tale coinvolgimento è fondato su quattro assunti principali:
1) Il fatto che i principali stati regionali abbraccino in egual misura le diverse forze politiche siriane dotate di influenza (con ciò si intendono le forze dell’opposizione e del regime). Infatti, siccome il regime siriano è rimasto legato al suo asse regionale tradizionale (l’asse iraniano), molti stati regionali, in particolare Turchia e Stati del Golfo, hanno abbracciato politicamente le forze dell’opposizione siriana; in altre parole, hanno fornito loro, come minimo, altrettante sedi da cui operare sotto il profilo mediatico, in cui risiedere ed in cui trasferirsi.
Ma, per diverse ragioni, la forze politiche curde sono state escluse da questa “copertura” regionale. Ciò ha avuto come conseguenza che notevoli pressioni popolari e culturali venissero esercitate dai curdi siriani e dai curdi iracheni sull’autorità regionale del Kurdistan iracheno affinché assicurasse un minimo di copertura politica ai curdi siriani.
Perfino le tribune mediatiche curdo-irachene, in sei mesi di rivoluzione siriana, non avevano menzionato affatto gli eventi in Siria. La situazione è cambiata proprio a causa di queste pressioni popolari, in seguito all’attentato nei confronti del leader curdo siriano Mashaal Tammo. Questo palese e sfacciato assassinio ha infatti dimostrato come i leader – ed in generale tutti i curdi siriani – fossero inermi e indifesi sotto il profilo politico e della sicurezza di fronte alla macchina della violenza che imperversa in Siria.
I leader curdo-iracheni non potevano permettersi di ignorare la portata di queste pressioni, tanto più che fra i curdi dell’Iraq è ancora vivo il ricordo delle forme di appoggio che i curdi siriani fornirono loro durante la lunga storia delle loro rivolte.
L’OSTILE VICINATO
2) La situazione geopolitica dei curdi iracheni, circondati da ogni parte da un “ostile vicinato”. L’interesse strategico di fondo dei curdi iracheni richiede di rompere l’accerchiamento regionale che li opprime, a causa della presenza della “questione curda” in questi paesi. Questo perché il conseguimento da parte dei curdi in questi paesi di una posizione e di una presenza politica sovrana ridurrà gli effetti di questo accerchiamento regionale. Infatti, il cambiamento del sistema politico in Siria, e la conquista da parte dei curdi siriani di una posizione nel nuovo regime, daranno respiro ai curdi iracheni a livello regionale.
3) Il riavvicinamento politico generale che i curdi iracheni manifestano con l’asse costituito dalla Turchia e dai paesi del Golfo, a causa della loro lotta contro gli attori politici iracheni che sono in conflitto con questo asse – in particolare il primo ministro Nuri al-Maliki e i suoi alleati. Questa situazione, costituita da una specifica “combinazione politica” interna all’Iraq, si fonda sulle strutture politiche regionali.
Al-Maliki e la maggior parte dei raggruppamenti politici sciiti si stanno progressivamente spostando verso forme simili a quelle del partito libanese Hezbollah per quanto riguarda il rapporto con l’Iran. Ciò spinge le forze di opposizione a formare un’organizzazione contrapposta, costituita dai curdi iracheni in alleanza con la lista Iraqiya.
4) Le ragioni imposte dai conflitti politici curdi interni; infatti, lo spazio curdo-siriano è storicamente diviso fra i curdi siriani fedeli all’autorità nazionalista simboleggiata dalla famiglia Barzani e al Partito Democratico del Kurdistan (PDK), e una corrente politica curda fedele al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK); a ciò bisogna aggiungere la presenza di una terza corrente più piccola e più vicina alle politiche del partito del presidente iracheno Jalal Talabani.
Vista la forte ed attiva presenza dei sostenitori del PKK nello spazio curdo-siriano fin dall’inizio degli eventi in Siria, e visto il loro tentativo di impadronirsi della maggior parte delle conquiste politiche ottenute laggiù, con i modi e i mezzi più disparati, i curdi iracheni non possono lasciare la situazione a se stessa. Il PKK, infatti, è sempre stato un avversario politico e ideologico dei curdi iracheni sul piano della competizione curda interna.
*scrittore siriano – Fonte Al Hayat – Traduzione dall’arabo di Lana Sharif
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