Aggiornato il 02/04/22 at 09:29 pm
di Gianni Sartori——Al mondo, appare evidente, ci sono profughi e profughi, rifugiati e rifugiati. Di serie A e di serie B (o anche C e via-via per tutte le lettere dell’alfabeto, gerarchicamente).
Se poi come Ghadamkheir Haghanizadeh sei anche una donna curda, peggio per te.
Qualche giorno fa, il 29 marzo, un video documentava in maniera inconfutabile la brutale violenza subita da una richiedente asilo curda (proveniente dal Rojhilat, di cittadinanza iraniana) in Danimarca, dopo che la sua domanda di asilo politico era stata rifiutata. Stando a quanto dichiarato da un responsabile della Rete per i diritti umani del Kurdistan (KHRN), la donna veniva ammanettata da una decina di poliziotti in borghese, malmenata e prelevata con la forza dal campo profughi di Avnstrup, insieme ai suoi due gemelli Yousef e Younes di dieci anni. Separata dal marito e dall’altro figlioletto di un anno, dopo sei anni trascorsi in Danimarca (vi era giunta con la famiglia nel 2015), il 30 marzo era stata caricata con i due bambini su un aereo a Copenaghen ed espulsa verso la Turchia. Da Istanbul avrebbe dovuto venir riportata in Iran.
Ma stavolta qualcosa sembra aver inceppato il meccanismo di espulsione e la donna con i suoi bambini è stata riportata in Danimarca nel giro di qualche ora. Sia per la sua vigorosa resistenza che per le urla dei bambini e le proteste degli altri passeggeri. E soprattutto per le ferite che si era autoinferta per protesta e che sanguinavano vistosamente.
Ghadamkheir Haghanizadeh, una curda Yarsani, sarebbe originaria di Sarpol-e Zahab (provincia di Kermanshah, nell’ovest dell’Iran).
Attualmente, nonostante la sua condizione psicologica sia stata giudicata preoccupante da un medico, la donna è ancora rinchiusa in un centro di detenzione mentre i due bambini sono stati riportati al campo profughi e restituiti al padre.