Aggiornato il 13/03/22 at 08:38 pm
di Rossella Assanti —– ERBIL: Erano dodici i missili Fatih-110 di produzione iraniana che nelle primissime ore della domenica, nel cuore ancora della notte, hanno colpito differenti aree della città di Erbil.
La capitale del Kurdistan Iracheno ancora una volta bersaglio di cruenti attacchi.
Immediata la denuncia da parte del Dipartimento Antiterrorismo del Kurdistan che ha denunciato attacchi provenienti dall’est del Paese.
Nel mirino sembrava esserci esclusivamente il nuovo edificio in costruzione del Consolato Americano che non ha subito alcun danno. La rivendicazione dell’attacco da parte delle Guardie Rivoluzionarie dell’Iran ha portato però alla luce una ulteriore intenzione: le Guardie affermano di aver preso di mira un centro di addestramento dei servizi d’intelligence israeliana del Mossad. Le cause portano a fare un passo indietro allo scorso martedì, quando gli stessi avevano promesso “vendetta” dopo che due Guardie, consiglieri presso il governo siriano di Bashar Al Assad, erano state uccise da un attacco israeliano in Siria.
Una scacchiera di giustificazioni dal lato iraniano e denunce senza mezzi termini dall’altro.
“Tutte le affermazioni secondo cui l’attacco condotto all’inizio della giornata contro la capitale curda avrebbe preso di mira posizione israeliane, sono prive di fondamento. Non c’è alcuna base israeliana in quella zona.” A riferirlo è il governatore di Erbil Omed Khoshnaw in risposta alle dichiarazioni iraniane.
“Presumibilmente con il pretesto di colpire una base israeliana vicino al consolato degli Stati Uniti a Erbil, l’attacco ha preso di mira località civili e la sua giustificazione è solo quella di nascondere la disgrazia di tale reato. Ribadiamo che la propaganda degli autori di questo attacco è tutt’altro che vera”, si legge in una dichiarazione del KRG.
A confermare l’assenza di danni verso siti dell’ambasciata USA è il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Ned Price, il quale ha affermato che “non abbiamo indicazioni che l’attacco fosse diretto agli Stati Uniti. Nessuna struttura statunitense è stata danneggiata o il personale è stato ferito.”
Ad essere colpiti difatti sono stati edifici come gli studi di uno dei principali canali televisivi e informativi Kurdistan24 e case dei civili che hanno riportato gravi danni alle strutture.
Al momento risultano solo due cittadini lievemente feriti, si escludono ulteriori vittime.
Immediata è stata anche la condanna da parte del Presidente della Regione del Kurdistan Nechirvan Barzani: “Condanniamo fermamente l’attacco missilistico codardo e ingiustificato che ha preso di mira la gente, la pace e la stabilità di Erbil, la capitale della regione del Kurdistan, la scorsa notte.” Barzani si è inoltre espresso contro i continui attacchi che la città sta subendo definendo la situazione: “Allarmante. Esorto dunque il governo federale dell’Iraq e la comunità Internazionale a porre fine a tali aggressioni e fare del loro meglio per prevenire ulteriori violazioni della stabilità del Paese nonché della pace e della sicurezza dei suoi cittadini.”
Paura tra i civili – La paura, però, è stata molta:
“Ci siamo svegliati nel cuore della notte con dei boati, erano lì i missili, così vicini alle nostre case.” Denuncia un ragazzo che ha assistito alla pioggia dei dodici missili balistici.
L’audio ricevuto nella notte da parte di una donna curda, residente a Erbil, esprimeva il dolore, la voce rotta dalla paura: “Ci stanno attaccando! Non capiamo cosa stia succedendo. Sopravviveremo? Continuano a minare le nostre vite, la nostra serenità, la nostra indipendenza, il sonno dei nostri figli. Abbiamo avuto paura perché erano terribilmente accanto alle nostre abitazioni. Non si può vivere così.”
Sopravviveremo? È la prima domanda che ti poni quando vieni svegliata nel cuore della notte da una serie di missili che squarciano in due il silenzio, che cadono a pochi metri da quello che fino a quel momento era un tetto sicuro.
E di sicuro invece non ti resta più nulla, le macerie non nascondono le lacrime, il rumore non zittisce le urla di terrore, di orrore per gli orrori.