Aggiornato il 22/12/21 at 07:59 pm
di Gianni Sartori —- Per quanto ben consapevole che sulla tragedia del popolo curdo ogni ironia è fuori luogo, dopo la morte di Halil Güneş (successivo a quelli di Abdülrezzak Şuyur e di Garibe Gezer, tre nel giro di sei giorni) non avevo potuto fare a meno di pensare: “Non c’è due senza tre”.
Ma siccome non c’è limite al peggio, ora la lista si è ulteriormente allungata.
Dopo nemmeno 48 ore l’ennesimo prigioniero politico curdo è deceduto in una maniera che i suoi familiari ritengono perlomeno “sospetta”.
Ilyas Demir (32 anni, condannato all’ergastolo) si trovava in una cella d’isolamento (dove, di fatto, i prigionieri sono completamente in balia dei loro carcerieri) nella prigione di Bolu. La famiglia non è nemmeno stata informata direttamente dalla direzione del carcere, ma soltanto dal muhatar (il rappresentante di quartiere che evidentemente era stato contattato dalle autorità). E senza che venisse fornita qualche spiegazione sulla cause dell’improvvisa morte.
Madie Demir ha dichiarato che suo fratello, da quando venne arrestato nel 2013, era stato rinchiuso in varie prigioni, spesso in isolamento. Inoltre, nonostante patisse di gravi problemi psicologici, non era mai stato curato.
Aggiungendo che “costringerlo in isolamento in tali condizioni è stato un crimine in quanto avrebbe dovuto trovarsi all’ospedale per venir curato”.
A quanto pare l’amministrazione penitenziaria verrà ora denunciata da parte della famiglia.
Resta purtroppo la macabra contabilità. Quattro prigionieri politici vittime delle condizioni carcerarie (possiamo parlare di “carceri di sterminio”?) in otto giorni nella quasi totale indifferenza dei media internazionali.
Ricordiamoli, almeno noi: Garibe Gezer (9 dicembre); Abdülrezzak Şuyur (14 dicembre); Halil Güneş (15 dicembre). E ora anche Ilyas Demir.
Usque tandem?