Aggiornato il 03/05/18 at 04:34 pm
di Shirin Danesh
Il mio primo ricordo che ho dell’Iran è l’immagine dei funerali di Khomeini alla tv, era l’estate del 89 e noi bambini in quel clima di isteria collettiva cercavamo di passare un’estate di giochi d’infanzia. Gli anni …….. successivi sono trascorsi senza consapevolezza di quello che accadeva, tra la scuola femminile e l’adolescenza vissuta tra le mura di casa.
Non ricordo il momento esatto nel quale ho iniziato a prendere coscienza ed essere socialmente attiva, forse era il primo periodo Khatami. Gli amici che ho avuto a Teheran, o sono partiti per studiare all’estero oppure sono rimasti o forse meglio resistono in Iran, siamo disgregati e sparsi nel mondo. Ma c’è una cosa che ci accomuna, quello di svegliarci la mattina e leggere le brutte notizie sull’Iran che si susseguono.
Oggi non voglio nascondere le mie preoccupazioni e non voglio scappare dai pensieri che occupano la mia vita di iraniana. Siamo agli sgoccioli, ormai è arrivato il momento della resa dei conti, la società iraniana è in saturazione. Non riesco a fregarmene, la mia casa, i miei affetti e la mia infanzia sono lì, in quella città infinita. Ho paura che questo tira e molla internazionale aggravi la situazione già tragica. Tra un mese si svolgeranno le elezioni parlamentari in Iran e il clima è tesissimo. L’ondata di arresti e di persecuzioni è iniziata, non che prima si stesse meglio, ma ora è allarmante. L’inflazione è alle stelle, il cambio rial/dollaro aumenta ogni ora e se non bastasse sono arrivate le sanzioni petrolifere dell’Unione Europea e l’Iran minaccia di chiudere lo stretto di Hormuz.
L’unica nota positiva in questo periodo è stata la vittoria del filma “ Una separazione” ai Golden Globe come miglior film straniero, dove il regista Asghar Farhadi ricevendo il premio, lo ha dedicato al “popolo pacifista” dell’Iran. Un’esplosione di gioia e orgoglio ha invaso i cuori degli iraniani in tutto il mondo, ma non c’è da essere felici. Personalmente ho provato una grande tristezza nel vedere che una notizia si piacevole in una situazione così tragica facesse più notizia e motivo di discussione che gli ennesimi arresti di giornalisti e attivisti.
Non nascondo e non nego più un timore di una qualsiasi guerra, bisogna metterla in conto, allora cosa farò cosa faremo? non ci resta che aspettare.
Vorrei solo un giorno poter vivere nel mio paese l’Iran dove le persone si rispettano , dove gli uomini amano le donne, dove le ingiustizie non sono all’ordine del giorno, dove la felicità e la dignità sono rispettate e dove le superstizioni sono eliminate.
Una guerra sicuramente distruggerebbe questi sogni e rovinerebbe l’impegno e il lavoro di tutti quelli che negli anni hanno lavorato e faticato per la libertà e per questo sono stati imprigionati, uccisi, torturati oppure costretti a scappare all’estero sacrificando la propria vita. In questi freddi giorni d’inverno il mio pensiero va a tutti quelli che sono nelle carceri al gelo in balia di ottusi violenti. Prima o poi arriverà anche per questi il momento di rispondere per le loro azioni, quel giorno però noi li perdoneremo e li lasceremo nelle mani di una giustizia giusta. Io invece perdonerò tutti quelli che non mi hanno rispettato come donna, quelli che non mi hanno fatto vivere i miei anni da ragazza insultandomi perché non ero abbastanza coperta oppure perché ero mano nella mano con il fidanzatino.
La guerra, il petrolio, le sanzioni, le minacce e le violenze dovrebbero lasciare il posto alla ragione, questo è l’unica cosa che vorrei.
Fonte:eilmensile.it
Il mio primo ricordo che ho dell’Iran è l’immagine dei funerali di Khomeini alla tv, era l’estate del 89 e noi bambini in quel clima di isteria collettiva cercavamo di passare un’estate di giochi d’infanzia. Gli anni …….. successivi sono trascorsi senza consapevolezza di quello che accadeva, tra la scuola femminile e l’adolescenza vissuta tra le mura di casa.
Non ricordo il momento esatto nel quale ho iniziato a prendere coscienza ed essere socialmente attiva, forse era il primo periodo Khatami. Gli amici che ho avuto a Teheran, o sono partiti per studiare all’estero oppure sono rimasti o forse meglio resistono in Iran, siamo disgregati e sparsi nel mondo. Ma c’è una cosa che ci accomuna, quello di svegliarci la mattina e leggere le brutte notizie sull’Iran che si susseguono.
Oggi non voglio nascondere le mie preoccupazioni e non voglio scappare dai pensieri che occupano la mia vita di iraniana. Siamo agli sgoccioli, ormai è arrivato il momento della resa dei conti, la società iraniana è in saturazione. Non riesco a fregarmene, la mia casa, i miei affetti e la mia infanzia sono lì, in quella città infinita. Ho paura che questo tira e molla internazionale aggravi la situazione già tragica. Tra un mese si svolgeranno le elezioni parlamentari in Iran e il clima è tesissimo. L’ondata di arresti e di persecuzioni è iniziata, non che prima si stesse meglio, ma ora è allarmante. L’inflazione è alle stelle, il cambio rial/dollaro aumenta ogni ora e se non bastasse sono arrivate le sanzioni petrolifere dell’Unione Europea e l’Iran minaccia di chiudere lo stretto di Hormuz.
L’unica nota positiva in questo periodo è stata la vittoria del filma “ Una separazione” ai Golden Globe come miglior film straniero, dove il regista Asghar Farhadi ricevendo il premio, lo ha dedicato al “popolo pacifista” dell’Iran. Un’esplosione di gioia e orgoglio ha invaso i cuori degli iraniani in tutto il mondo, ma non c’è da essere felici. Personalmente ho provato una grande tristezza nel vedere che una notizia si piacevole in una situazione così tragica facesse più notizia e motivo di discussione che gli ennesimi arresti di giornalisti e attivisti.
Non nascondo e non nego più un timore di una qualsiasi guerra, bisogna metterla in conto, allora cosa farò cosa faremo? non ci resta che aspettare.
Vorrei solo un giorno poter vivere nel mio paese l’Iran dove le persone si rispettano , dove gli uomini amano le donne, dove le ingiustizie non sono all’ordine del giorno, dove la felicità e la dignità sono rispettate e dove le superstizioni sono eliminate.
Una guerra sicuramente distruggerebbe questi sogni e rovinerebbe l’impegno e il lavoro di tutti quelli che negli anni hanno lavorato e faticato per la libertà e per questo sono stati imprigionati, uccisi, torturati oppure costretti a scappare all’estero sacrificando la propria vita. In questi freddi giorni d’inverno il mio pensiero va a tutti quelli che sono nelle carceri al gelo in balia di ottusi violenti. Prima o poi arriverà anche per questi il momento di rispondere per le loro azioni, quel giorno però noi li perdoneremo e li lasceremo nelle mani di una giustizia giusta. Io invece perdonerò tutti quelli che non mi hanno rispettato come donna, quelli che non mi hanno fatto vivere i miei anni da ragazza insultandomi perché non ero abbastanza coperta oppure perché ero mano nella mano con il fidanzatino.
La guerra, il petrolio, le sanzioni, le minacce e le violenze dovrebbero lasciare il posto alla ragione, questo è l’unica cosa che vorrei.
Fonte:eilmensile.it
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