Aggiornato il 12/04/21 at 10:22 pm
di Shorsh Surme – – Definire Erdogan un dittatore è un eufemismo, per tutto quello che ha fatto e che sta facendo in Turchia, non soltanto nei confronti della minoranza curda ma anche nei confronti del suo popolo.
Sono in corso dal 4 gennaio scorso le proteste universitarie in tutta la Turchia, compresa la prestigiosa Istanbul Bosphorus University, per l’ingerenza del regime autoritario del “sultano” Recep Tayyip Erdogan, il quale ha fatto in modo che il corpo docente e i rettori degli atenei siano appartenenti al suo partito “Giustizia e sviluppo” (Akp). Gli studenti rivendicano il diritto di eleggere i rettori attraverso un processo democratico, cosa che il governo ha respinto sostenendo che le proteste hanno una spinta politica.
Erdogan non perde inoltre occasione per porsi contro la stampa: in questi giorni è stato messo sotto attacco dal quotidiano pro-curdo Özgür Gündem, ed il tribunale di Istanbul ha condannato tre giornalisti a sei anni e quattro mesi di carcere con la classica accusa infamante di terrorismo; il direttore del quotidiano, Zana Kaya, è stato condannato a due anni e un mese di prigione per “propaganda terroristica”. Ormai Erdogan non vede altro che i terroristi.
La popolazione curda che conta di 20 milioni individui in Turchia, ma è privata di ogni diritto ed è soggetta a continue vessazioni non solo in Turchia, ma anche nel Kurdistan dell’Iraq, dove l’esercito turco continua a bombare i villaggi curdi ricostruiti con fatica dopo che Saddam Hussein li aveva rasi al suolo.
Proprio domenica i caccia turchi hanno bombardato i villaggi curdi nella provincia di Dohok, a 30 km dal confine turco, uccidendo due pastori e violando il diritto internazionale.
Questo è Recep Tayyp Erdogan, membro della Nato e del Consiglio d’Europa.