Trent’anni fa veniva istituita la no-fly zone sui cieli del Kurdistan

Aggiornato il 06/04/21 at 04:22 pm

di T. Buso —  Sono passati ormai trent’anni da quel 5 aprile del 1991 che permise al Kurdistan di compiere un fondamentale passo in avanti nel proprio processo di autogoverno e di stabilizzazione del territoriale: l’istituzione di una no-fly zone sul territorio del Kurdistan Iracheno con la risoluzione 688 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Essa marca a tutti gli effetti la nascita della regione autonoma del Kurdistan e stenderà la basi per la successiva nascita di un Parlamento regionale e autonomo rispetto a Baghdad.

Schiacciati da persecuzioni e quella che a tutti gli effetti è considerato un genocidio dei kurdi da parte del governo iracheno, la creazione di una no-fly zone fu indispensabile per interrompere l’escalation di violenza a cui la popolazione era stata sottoposta.

Già a partire dalla fine degli anni ’80 del secolo scorso una campagna di eradicazione del popolo kurdo dai territori iracheni era stata avviata attraverso gli attacchi chimici di Halabja o la campagna Anfal, che aveva sospinto fino a mezzo milione di kurdi ai confini con i paesi vicini quali la Turchia e l’Iran, zone montuose impervie. La fuga in zone impervie dal clima rigidissimo fu la causa primaria di morte di centinaia di persone fra bambini, donne e anziani. A soccorrerli provvide una coalizione internazionale dal nome di Operazione per Fornire un Ristoro (OPC), dei primi mesi del 1991, più precisamente da aprile a luglio del 1991. Avviata dalla ormai famosa risoluzione 688 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

La risoluzione richiedeva la fine dell’oppressione perpetrata contro i civili kurdi dell’Iraq e apriva un corridoio per trasferire beni essenziali e aiuto umanitario alla popolazione. Seppur nella risoluzione non si facesse una particolare menzione alla istituzione della no-fly zone, essa pose le basi affinché la coalizione internazionale guidata dal premier inglese John Major in collaborazione con Francia e Stati Uniti se ne servissero e proteggessero lo spazio sia terrestre che aereo nella fase di intervento dell’OPC.

È proprio in seguito a questo intervento di successo che ebbero luogo le prime elezioni di un parlamento democraticamente eletto nel 1992.

La memoria dell’istituzione della no-fly zone e della successiva risoluzione ONU sono quindi non solo la celebrazione dell’avvio di un governo vieppiù autonomo del Kurdistan iracheno, ma anche un rinnovato giubilo per le migliaia di vite kurde salvate in questo periodo di protezione dello spazio aereo che hanno permesso un fiorire relativamente libero della società e uno sviluppo economico e democratico invidiabili nel Medio Oriente allargato.

Fonti:

https://www.rudaw.net/english/opinion/05042021

https://www.kurdistan24.net/en/story/24221-No-fly-zone:-the-pillar-of-Iraqi-Kurds’-survival