Aggiornato il 08/01/21 at 10:13 pm
di Shorsh Surme –— Le donne curde Yazide sopravvissute alla violenza dell’Isis temono per lo shock di tornare a casa loro a Shingal, nel nord dell’Iraq.
Shingal, meglio conosciuta come (Sinjar), fu brutalmente attaccata il 3 agosto 2014 dai jihadisti, i quali hanno perpetrato un vero e proprio massacro tra la popolazione Yazida, rapendo e violentando moltissime donne.
In questi sei anni sono state ricomprate molte donne curde yazide dai loro aguzzini o sono state aiutate per fuggire della prigionia del califfato.
Oggi sono ancora 1.370 le donne, le bambine e i bambini ancora in mano dei tagliagole dell’Isis.
Assimah Jassem Khedr, 20 anni, dopo la sua liberazione è stata accolta dei loro fratelli curdi nel cantone del Rojava (Kurdistan siriano), a Cizere: ha raccontato di essere stata liberata dallo Stato Islamico dopo sette anni di prigionia e schiavitù sia in Iraq che in Siria. Ha anche detto di temere di tornare nella sua città natale Shingal.
Khedr è stata tenuta sotto violenza dal gruppo estremista in Siria per due anni dove è stata “venduta” a un membro del gruppo terroristico di Baghouz. Lei è stata liberata durante una battaglia che ha portato le Forze democratiche siriane (SDF) a prendere la zona nel marzo 2020.
La persecuzione dei curdi yazidi da parte dello Stato Islamico è stata un chiaro esempio di genocidio. I terroristi dell’Isis continuano ancora oggi a perseguitare le altre minoranze, compresi quelli che loro considerano infedeli o eretici a seconda della religione o della confessione.