Aggiornato il 03/05/18 at 04:37 pm
di Shorsh Surme
Ancora sangue, morte e distruzione in Iraq, un paese che da quasi cinque mesi è senza un governo, senza una forza di sicurezza che possa garantire lo svolgimento di una vita normale ai cittadini senza che questi diventino bersaglio dei terroristi.
Un paese che galleggia sul petrolio, ma non ha elettricità, mentre scarseggia l’acqua potabile. Il tasso di disoccupazione è aumentato al 44,9 per cento. Le imprese straniere che attualmente lavorano in Iraq al Centro e al Sud del paese, preferiscono importare manodopera conveniente poco retribuita dal Nepal, dalle Filippine, dal Bangladesh e da altri Paesi.
Il 7 marzo scorso in Iraq si sono tenute le seconde elezioni per il parlamento nazionale dalla fine della guerra. Secondo gli esiti pubblicati sempre il 26 marzo scorso, la “Lista irachena” guidata dall’ex premier del governo provvisorio Ayad Allawi ha ottenuto 91 seggi, la lista del premier uscente Nouri al-Maliki ne hanno ottenuti 89, all'”Alleanza nazionale irachena”, formata congiuntamente dal maggiore partito sciita del paese, il “Consiglio supremo islamico”, e dal gruppo di “Moqtada al Sadr” ne sono andati 70, e all'”Alleanza del Kurdistan” 42; i seggi rimanenti sono andati alle altre coalizioni elettorali.
Successivamente l’esito delle votazioni è stato ratificato da parte del Corte Suprema Irachena, confermando la vittoria della “Lista irachena” per un numero esiguo di voti. Dopo tre mesi del voto e dopo tutte queste traversie, il nuovo Parlamento iracheno ha tenuto la sua prima seduta il 14 giugno scorso.
Un seduta che doveva essere decisiva per le elezioni del presidente del parlamento e del capo dello Stato. Invece la seduta è stata poco più che un adempimento procedurale, durato solo una ventina di minuti, senza alcun risultato per mancanza di una maggioranza politica. Infatti, in parlamento non esiste un gruppo politico di maggioranza in grado di formare da solo l’esecutivo, le varie fazioni per i rispettivi interessi non sono riuscite a raggiungere l’unanimità sui candidati a presidente e a premier e sul problema della formazione del governo, per cui, per le gravi divergenze esistenti, è impossibile che nel breve tempo possano formare un Governo.
Intanto i cittadini continuano a morire.
Lascia un commento