Aggiornato il 03/05/18 at 04:35 pm
di Shorsh Surme
Domani gli elettori turchi vanno alle urne per eleggere 550 parlamentari. Queste elezioni saranno decisive per il futuro della Turchia, ma soprattutto per il popolo curdo, i cui esponenti che anche questa volta le autorità turche hanno cercato di escludere con l’accusa di “propaganda a favore del Partito dei lavoratori del Kurdistan” (Pkk).
Infatti, il 18 aprile scorso, dopo la presentazione delle liste da parte dei partiti che correranno alle elezioni, l’Alto consiglio elettorale annunciò che 12 candidati, di cui sette sostenuti dal partito curdo, Partito della Pace e della Democrazia (BDP), sono ineleggibili perché inadatti secondo il consiglio al ruolo di parlamentari con l’accusa di aver avuto i legami con i combattenti separatisti.
E noto che l’attuale partito (BDP) è nato proprio sui ceneri del Partito della società democratica (DTP), che nel 2009 la corte costituzionale Turca aveva messo al bando accusandolo di avere legami con il PKK e vietando ai suoi dirigenti di partecipare ad altri partiti politici per cinque anni.
E’ bene ricordare che tra i candidati che la Commissione elettorale aveva escluso il 18 aprile c’era anche la donna politica e attivista per i diritti umani Leyla Zana, che nel 1994 – quando era stata eletta all’Assemblea parlamentale Turca – era stata privata dell’immunità parlamentare e condannata a dieci anni di carcere per aver pronunciata una frase in lingua curda. La vicenda di Leyla è diventata il simbolo, anche in Europa, della repressione anti-curda.
Dopo giorni di manifestazioni sia a Istanbul che in tutte le città curde, finalmente il 21 aprile scorso l’Alto consiglio elettorale era stato costretto a ritornare sui suoi passi, dopo la consegna da parte dei candidati prima esclusi di documenti che certificano il loro non-coinvolgimento in processi penali in corso.
La novità di queste elezioni nella lista curda – che è composta da 65 candidati – è la presenza di diverse etnie come gli Azeri,i Cristiani, gli Arabi, gli Assiri e gli Aleviti, che da anni non riescono ad entrare in parlamento. Come ha già sottolineato il presidente del partito “Democrazia, Pace e Lavoro” Selahattin Demirtas “Siamo molto fieri di questo: la parte curda entrerà con un unico gruppo dalle diverse anime”.
Ora, la speranza è che l’AKP, il partito dell’attuale presidente del Consiglio turco Erdogan, mantenga le promesse elettorali fatte sia nel 2010 che nel 2011 di una nuova Costituzione, per sostituire quella scritta all’indomani del colpo di stato militare del 1980
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