Aggiornato il 04/05/18 at 07:52 pm
Secondo quanto afferma il rapporto, tra il 2008 e il 2009, si è registrato un aumento significativo del tasso di suicidi tra le donne. Un medico della provincia di Herat ha affermato che nel centro grandi ustioni in cui lavora, solo nel 2008 sono state ricoverate più di 80 donne che avevano tentato di togliersi la vita dandosi fuoco e che, nella maggior parte dei casi, sono riuscite nel loro intento. Dietro questi suicidi si annida la violenza, domestica e non, che affligge le donne in una misura così rilevante da essere considerata un fattore endemico nella società afghana. Dai dati del rapporto “We have the promises of the world: women’s human rights in Afghanistan” pubblicato nel dicembre dello scorso anno da Human Rights Watch emerge che l’87,2% delle 4700 donne intervistate ha subito violenza, la metà delle quali di tipo sessuale. Le 96 pagine del rapporto dimostrano il fallimento di uno degli obiettivi il cui raggiungimento fu tra i motivi principali dell’invasione statunitense dell’Afghanistan nel 2001. “Dopo la caduta del regime talebano – dichiara a HRW Shinkai Karokhail, deputata del parlamento afgano, tutti volevano venire nel nostro paese e lavorare per i diritti delle donne; erano orgogliosi di affermare di essere qui per aiutare le donne afgane. Poi, piano piano, sono scomparsi. Può essere che la comunità internazionale, vedendo due o tre donne in parlamento, abbia pensato che fosse tutto risolto e che alle donne fossero stati garantiti i loro diritti. Ma noi abbiamo perso tutto, dai posti in parlamento all’attenzione dei “benefattori”. Le donne non sono una priorità per il nostro governo né tanto meno per la comunità internazionale. Siamo state dimenticate.” A infondere linfa vitale all’inarrestabile spirale di violenza contro le donne è la permanenza di retaggi culturali retrogradi che si concretizzano nella stigmatizzazione della vittima. Così, la donna che subisce violenza, si trasforma agli occhi della società in una carnefice, attentatrice dell’ordine morale costituito, meritevole, nel migliore dei casi della galera e nel peggiore della morte. Uno studio delle Nazioni Unite sulle detenzioni arbitrarie condotto in 30 delle 34 provincie che costituiscono il paese rivela che tutte le donne intervistate, incarcerate con l’accusa di Zina (adulterio) erano state vittime di violenza sessuale singola o di gruppo. Molto diffuso, poi, nelle province del sud e nelle aree rurali e più conservatrici, è il delitto d’onore che lava con il sangue della vittima l’onta piovuta sul capo della sua rispettata e rispettabile famiglia.
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