Aggiornato il 03/05/18 at 04:31 pm
Campagne di scavo nel Kurdistan iracheno stanno aiutando a far luce sugli albori delle grandi città del Medio Oriente………..
La regione del Kurdistan iracheno, nell’area meridionale del Paese, rappresenta una delle aree più intriganti del Medio Oriente dal punto di vista archeologico. Tuttavia le vicissitudini di cui queste zone sono state protagoniste hanno determinato la totale assenza di missioni già a partire dagli anni novanta ed è soltanto negli ultimi tre anni che diversi gruppi di studio, sia europei sia americani, sono tornati a scavare qui, per cercare remote testimonianze relative alle origini delle più antiche civiltà che fiorirono in queste zone.
Campagne archeologiche in Mesopotamia
Recentemente i ricercatori della Universitat Autònoma de Barcelona hanno reso noti i risultati relativi a due campagne di scavo, condotte nell’autunno del 2015 e tra maggio e la prima settimana di giugno del 2016, in collaborazione con la Salahaddin University di Erbil. Tali risultati sottolineano come tutta la Mesopotamia settentrionale abbia un potenziale storico-archeologico elevatissimo e ancora interamente da esprimere, proprio a causa del lungo periodo durante il quale la ricerca è stata bloccata. Durante gli anni di lavoro in Siria e Turchia, gli archeologi guidati da Miquel Molist hanno portato alla luce numerose testimonianze relative al nascita, allo sviluppo e al consolidamento delle prime civiltà di agricoltori del Medio Oriente. Adesso gli scavi sono approdati in Mesopotamia e, in particolare, a Gird Lashkir, nei pressi di un corso d’acqua stagionale chiamato Wadi Kasnazan e non distante dalla capitale del Kurdistan iracheno, Erbil. Il sito ha rivelato le tracce di una serie di insediamenti che risalgono al Neolitico e giungono fino al primo millennio a. C. Stratificazione di culture Il sito è descritto dagli archeologi come una sorta di miniera dell’antico, con una superficie totale di circa quattro ettari, sulla quale si alternarono diverse popolazioni. Di questa, sono stati scoperti circa 150 metri quadri che mostrano resti architettonici ben conservati, tracce di edifici destinati ad usi speciali così come all’abitazione privata, zone riservate al lavoro nell’area più esterna. Lo strato più alto dell’accumulo di sedimenti che costituisce il sito ha restituito i resti più recenti, riferibili alla fine del II millennio a. C.: i numerosi oggetti rinvenuti appartenenti a questo periodo potrebbero indicare che uno degli edifici era un deposito, magari in qualche modo collegato allo scambio di doni. Testimonianze di insediamenti estesi ed importanti sono emerse anche relativamente alla prima Età del Bronzo, con la scoperta di vestigia di antiche abitazioni e di interessanti manufatti. Reperti più antichi risalgono al cosiddetto periodo di Uruk, compreso tra il 4.000 e il 3.100 a. C., e sono stati ritrovati a circa 4 metri di profondità sotto il livello attuale del suolo; scendendo ancora, resti risalenti alle epoche più remote, tra 6.000 e 4.500 anni fa.
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