Aggiornato il 03/05/18 at 04:31 pm
di Shorsh Surme
Dall’insediamento nel 2013 del “moderato” Hassan Rohani ad oggi, l’Iran sta precipitando in una situazione difficile per non dire tragica sia dal punto di vista politico che sociale……..
La revoca delle sanzioni e il riallacciamento dei rapporti economici delle aziende iraniane con quelle occidentali, anche statunitensi, avviene nonostante nel paese continui ad essere praticata in modo massiccio la pena di morte, anche nella parte del Kurdistan iraniano.
La lotta dei curdi dell’Iran risale agli inizi degli anni Trenta. Il 22 gennaio 1946 i curdi proclamarono dall’Azerbaijan la Repubblica curda di Mahabad, presieduta dal giudice Qazi Mohamed e durata solo 9 mesi. Non era una impresa scellerata o irrazionale: i curdi, nel tracciare i confini della loro Repubblica ricalcavano (almeno nella parte iraniana) quelli del Trattato di Sevres, stipulato con la Turchia (1920), il quale, dopo le numerose rivolte curde nei decenni precedenti, finalmente riconosceva al popolo curdo l’autodeterminazione e l’indipendenza.
Ma il trattato di Sevres fu tradito da quello di Losanna nel 1923. Proprio il 24 luglio del 1923 il Kurdistan fu diviso arbitrariamente tra quattro Stati: Iraq, Iran, Turchia e Siria. L’Ayatollah Khomeini, dopo il suo ritorno in Iran nel 1979 e la creazione della Repubblica Islamica, presto si rivelo più repressivo e ancora più feroce nei confronti delle minoranze di quello che era lo scià.
La Costituzione della Repubblica islamica, approvata nel dicembre del 1979, conferì a Khomeini i poteri assoluti a vita come massima guida politico-religiosa. Il suo regime propugnò la diffusione dei principi del fondamentalismo islamico e sostenne la legittimità dell’azione terroristica.
Infatti la prima uccisione eseguita dei servizi segreti iraniani fu l’assassinio all’estero del segretario del Partito democratico del Kurdistan dell’Iran, Abdulrahman Qasmelu, avvenuti a Vienna nel 1989.
In Iran ci sono 9 milioni di curdi e tuttti i presidenti che si sono succeduti in Persia avevano promesso di dare l’autonomia alla popolazione curda, cosa che non è mai stata fatta. Anzi, sin dal ritorno dell’ayatollah Khomeini nel 1979, il Kurdistan dell’Iran era stato economicamente abbandonato, cosa che ha determinato una povertà dilagante. Inoltre, i diritti politici, sociali e culturali dei curdi sono stati duramente repressi dal regime causando all’interno del Kurdistan una resistenza diffusa, compresi conflitti armati.
L’opposizione curda in Iran per molti anni era rimasta in silenzio, trasformando la lotta armata in lotta politica con la speranza che gli ayatollah avessero certcato un dialogo, cosa che non è successa.
Ora si vedono costretti a tornare alla lotta armata.
Un mese fa il Partito democratico del Kurdistan Iraniano (Pdki) e i gruppi di opposizione in esilio hanno annunciato l’intenzione di tornate nel Kurdistan dell’Iran e proprio due giorni fa i combattenti peshmerga iraniani hanno ucciso almeno dieci membri dei Guardiani della rivoluzione (pasdaran) nella roccaforte curda di Sardasht. La notizia è stata confermata da varie agenzie di stampa del Kurdistan dell’Iraq, le quali hanno riferito che gli scontri tra i peshmerga curdi e pasdaran in diversi villaggi della zona, tra cui Hamran, Mewne e Sartke.
Non dimentichiamo che l’anno appena trascorso è stato il più buio della storia dell’Iran per quanto concerne il numero di esecuzioni. In media sono state impiccate dalle due alle tre persone al giorno, con un picco di 139 persone al messe.
Appare evidente che non esiste un “Iran moderato”.
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