Aggiornato il 03/05/18 at 04:38 pm
La questione a lungo dibattuta degli acquisti della Turchia del petrolio contrabbandato dai terroristi del Daesh è ritornata all’ordine del giorno dopo le dichiarazioni del ministro della Difesa israeliano Moshe Ya’alon, che ha accusato la Turchia di fare affari con i fondamentalisti islamici………..
Ha catturato l’attenzione del pubblico il fatto che la dichiarazione è stata fatta in una conferenza stampa ad Atene dopo i colloqui di Ya’alon con il ministro della Difesa della Grecia.
In un’intervista all’edizione turca di Sputnik, il politologo, giornalista e autore del libro “Laicità nella Turchia e sinistra” Ozgur Sen ha sottolineato che la dichiarazione del ministro israeliano fatta nella capitale greca mostra come sia compromessa la posizione della Turchia sulla scena internazionale.
Ozgur Sen ha inoltre evidenziato che la dichiarazione di Ya’alon sui rapporti tra la Turchia e il Daesh e sul commercio di petrolio è stata fatta in un momento in cui nelle relazioni turco-israeliane c’è stato un riavvicinamento.
“Sul governo dell’AKP, che sta perdendo progressivamente la sua precedente posizione forte sulla scena internazionale, è ora apertamente sotto la pressione della comunità mondiale. Israele ha deciso di approfittare di questa opportunità. Nonostante nell’ultimo periodo ci sia stato un riavvicinamento nelle relazioni israelo-turche, Tel Aviv vuole trarre benefici dalla situazione difficile in cui si trova ora l’AKP, messo di fatto all’angolo dopo l’uscita delle informazioni sulla sua cooperazione con i jihadisti,”- ha detto Sen.
L’esperto ricorda che una parte significativa di petrolio del Daesh entra nei mercati mondiali attraverso la Turchia, dove viene mascherata tramite la miscelazione con il greggio acquistato in altri Paesi.
“Per l’organizzazione di questo processo è ampiamente sfruttato il petrolio venduto dal Kurdistan iracheno all’insaputa del governo centrale iracheno. Ci sono prove per dimostrarlo. E’ interessante sapere che Israele copre il 75% del suo fabbisogno di petrolio attraverso gli acquisti nel Kurdistan iracheno e la Turchia è un punto di transito in questo commercio.
Tra gli acquirenti del petrolio curdo figurano Cipro, Grecia, Italia e Francia. Va notato che questo commercio è condotta con metodi in contrasto con le norme internazionali. Turchia, Grecia, Cipro, Kurdistan iracheno e Israele: è una lista che riflette la situazione non solo in Medio Oriente, ma anche in tutto il mondo.
Il quadro fosco, che mostra che ognuno pensa soprattutto ai propri vantaggi, è che il problema del commercio del petrolio del Daesh è molto più grave, complesso e sfaccettato di quello che sembra o di quello che cercano di convincerci,” — ha detto Sen.
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