Aggiornato il 03/05/18 at 04:38 pm
L’Istituto Internazionale di Cultura Kurda, esprime la sua vicinanza ai familiari delle vittime degli attacchi a Parigi e chiede un coinvolgimento del popolo curdo al tavolo politico internazionale per la lotta……. all’Is. Roma, 18 novembre 2015. “Condividiamo la sofferenza della Francia e siamo vicini ai francesi e all’Europa. Siamo sempre stati vicini a questa parte dell’Occidente, e ovunque abbiamo sempre sostenuto e promosso i valori universali di libertà. Non possiamo fermarci solo ad esprimere la nostra vicinanza, ora serve una riflessione profonda e ad ampio raggio, perchè questi drammatici fatti non si ripetano né in Europa né altrove.”- Con queste parole l’Istituto Internazionale di Cultura Kurda di Roma si unisce al dolore per gli attentati a Parigi dello scorso venerdì, in cui sono rimaste uccise 129 persone per mano di un gruppo di terroristi affiliati allo Stato Islamico. “Da un lato c’è un orientamento politico basato su meri interessi economici, per agevolare i quali i governi occidentali non si sono fatti scrupolo di ricorrere ad accordi con regimi dittatoriali e antidemocratici. D’altra, c’è una recrudescenza della “cultura della spada”, in particolare nel mondo arabo -islamico, in una parte del quale resistono ancora oggi visioni politico- religiose radicali che nella società moderna, laica e globalizzata sono inaccettabili. Esiste però anche un modello di convivenza e laicità che è la l’anima della cultura curda, la cui l’identità storica, religiosa e culturale è basata sull’etica dell’accoglienza e del rispetto, ma che purtroppo non è mai invitata come interlocutore al tavolo dei negoziati. La violenza dello Stato Islamico è scoppiata nell’estate 2014 nel Kurdistan Iracheno e in particolare nella città e nella regione di Shingal, a maggioranza curda yazida. 430 mila sfollati, 5 mila donne e ragazza rapite, migliaia di morti i cui corpi , di giorno in giorno, vengono rinvenuti in decine di fosse comuni. Ma la recente liberazione dell’area e dalla città di Sinjar e ancora prima di Kobane, nel Kurdistan siriano, dimostrano che l’Is può essere sconfitto. Lo Stato Islamico e le milizie radicali dell’area sono nate dalle ceneri dei regimi di Saddam Hussein e Mu’ammar Gheddafi e altri dittatori, sostenuti dei governi di Golfo. Ma anche da quello turco: certo non può passare inosservato l’ingresso verso la Siria, per nulla vigilato od ostacolato dal governo di Ankara, di migliaia di fanatici da tutto il mondo. A soli tre giorni dall’attacco di Parigi, il governo turco in una conferenza stampa dichiarava che “di fronte al terrorismo, in assenza di una posizione netta, prima o poi questo lo si ritroverà a casa propria. I paesi che si sentono sicuri dentro i propri confini, vivranno il terrorismo in prima persona. Soprattutto chi fa una politica sbagliata per la Siria, sentirà il terrorismo fino dentro il midollo”. Per non parlare dei festeggiamenti in alcune città della Turchia dopo la notizia dell’attacco di Parigi, senza che la polizia sia intervenuta. Non consideriamo inappropriata la partecipazione dei governi che più o meno apertamente sostengono l’Is ai summit contro lo Stato Islamico. Ciò che non accettiamo è che non partecipi anche chi, come noi, combatte da tempo sia militarmente che culturalmente l’Is”. Presidenza Istituto Internazionale di Cultura Kurda – Roma
Lascia un commento