Aggiornato il 03/05/18 at 04:40 pm
di Luca Lampugnani
Peshmerga per passione, desiderio di seguire le orme paterne o a causa dell’inattesa piega degli eventi, la famiglia Tofeq è solo una delle molte nel cosiddetto Kurdistan iracheno dove diverse generazioni ……. di combattenti sono state unite recentemente da un unico nemico comune. Khorshid Tofeq, oggi 69enne, nato nel 1945 e dall’età di 16 anni nelle milizie dei “guerrieri che guardano la morte negli occhi”, come combattente ha vissuto in prima persona le rivolte curde contro il travagliato Iraq dei generali golpisti, l’appoggio interessato di Mohammad Reza Pahlavi – Scià di Persia che ha governato il moderno Iran fino alla rivoluzione del 1979 – alla causa curda, il fittizio addio alle armi raggiunto tra Baghdad e Massoud Barzani all’inizio degli anni ’70 – siglato e poi stracciato da un allora sconosciuto Saddam Hussein – e la prime fasi della ripresa della secolare guerra tra Iraq e Iran.
Suo figlio, Dedewan Tofeq, nato nel 1969 e anch’esso dall’età di 16 anni tra le fila dei peshmerga per desiderio di emulazione del padre, dopo un’infanzia pressoché tranquilla è stato proiettato in una nuova era di conflitti e tensioni. Tra il 1980 e il 1981, con la rivoluzione iraniana, la rottura degli accordi di Algeri siglati nel marzo del 1975 tra Baghdad e Teheran e i relativi venti di guerra, i curdi sono tornati a scontrarsi con le forze armate irachene, sostenuti e foraggiati ovviamente dall’Iran.
Con tali premesse, nel 1985 Dedewan entrò a far parte delle milizie del cosiddetto Kurdistan iracheno. Durante gli anni di servizio (oggi è un generale a tre stelle) quest’ultimo fu testimone della brutalità dell’Iraq di Saddam Hussein vivendo in prima persona la tristemente nota “Operazione Al-Anfal”, vera e propria campagna violenta del regime di Baghdad condotta tra il 1986 e il 1989 contro i curdi iracheni e altre minoranze del Paese – secondo alcune stime recenti, durante tutta la campagna morirono all’incirca 180 mila persone. Qualche anno più tardi, l'”Operazione An-Anfal” fu riconosciuta come genocidio. In seguito, nel 1991, nel corso del cessate il fuoco che mise fine alla Prima Guerra del Golfo, Dedewan combatteva fianco a fianco con i suoi fratelli peshmerga contro l’Esercito iracheno, il quale respinse il modo particolarmente violento la sollevazione dei curdi. Questa violenza fu sfruttata repentinamente da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, che dichiararono una no-fly-zone sull’area. Così, gradualmente, gli uomini di Saddam Hussein fecero dietrofront dai territori reclamati dai curdi, garantendo in tal modo una prima autonomia de facto della regione.
Nel frattempo, proprio nel 1991, Dedewan Tofeq diventava padre di Zyran. Quest’ultimo nel corso della sua giovinezza conobbe le tensioni interne al cosiddetto Kurdistan iracheno, dovute agli scontri tra il Partito Democratico del Kurdistan (KDP) e l’Unione Patriottica del Kurdistan (PUK) che nel 1994 portarono alla guerra civile e alla divisione della regione sotto due diverse amministrazioni, Erbil e Suleimaniah. Quattro anni più tardi, nel 1998, con l’intervento di Washington le due fazioni siglarono un primo accordo che si risolse poi definitivamente nel 2006, quando i due partiti decisero di unificare nuovamente la regione sotto un’unica amministrazione accettando quindi il potere di un governo unitario. Intanto, mentre le tensioni internazionali sopra l’Iraq di Saddam Hussein continuarono a crescere per oltre un decennio, nel 2003 gli Stati Uniti di Bush figlio e alcuni alleati decisero di intervenire militarmente in Iraq, occasione che i combattenti peshmerga non si fecero sfuggire.
Nel 2009, mentre le prime truppe internazionali cominciavano a ritirarsi dal Paese e l’Iraq rischiava di tornare teatro di tensionim Zyran Tofeq, figlio di Dadewan e nipote di Khorshid, all’età di 18 anni entrava a far parte dei combattenti curdi iracheni. Inizialmente Zyran non avrebbe dovuto seguire le orme del padre, e studiava con buoni risultati per diventare avvocato, ma con il tumulto interno all’Iraq e più di recente l’ascesa dello Stato Islamico non ha potuto far altro che diventare un “guerriero che guarda la morte negli occhi”. Oggi è sulla buona strada per divenire ufficiale, e guadagnare quindi abbastanza per potersi permettere una propria casa e una propria famiglia.
Nonostante le diverse storie, le diverse età (tre vere e proprie generazioni) e le diverse motivazioni che hanno portato ad imbracciare le armi, attualmente Khorshid, Dadewan e Zyran sono in guerra contro lo Stato Islamico, una forza che dopo aver conquistato ampi territori tra la Siria e l’Iraq è ora alle porte a Sud del Kurdistan iracheno, difeso tuttavia strenuamente dai peshmerga.
Fonte:Ibtimes.com
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