Siria. L’accordo tra governo e Sdf: le insufficienze cominciano a pesare

Aggiornato il 08/04/25 at 12:44 pm

di Shorsh Surme –——–Il 10 marzo 2025, a Damasco, è stato annunciato che il presidente siriano Ahmad al-Sharaa e il comandante in capo delle Forze democratiche siriane (SDF), Mazloum Abdi, hanno firmato un accordo in otto punti che prevedeva l’integrazione delle SDF nel nuovo esercito siriano e in altre istituzioni statali. Questo accordo afferma che la comunità curda è parte integrante del popolo e dello Stato, si impegna garantire il diritto di tutti i siriani alla rappresentanza e alla partecipazione al processo politico e si adopera per costruire l’apparato statale siriano sulla base della competenza. L’accordo sottolinea inoltre l’integrità territoriale del Paese e rifiuta la spartizione, senza fare riferimento alle questioni della decentralizzazione o del federalismo.
È stato dichiarato un cessate-il-fuoco su tutto il territorio siriano. L’accordo prevede che tutte le istituzioni civili e militari nella Siria nordorientale, l’area sotto il controllo delle SDF, siano incorporate nella nuova amministrazione siriana, compresi i valichi di frontiera, gli aeroporti e i giacimenti petroliferi. E’ prevista la garanzia del ritorno di tutti i siriani sfollati nelle loro città e nei loro villaggi nel nord-est della Siria e il sostegno delle SDF agli sforzi dello Stato per combattere i resti dell’ex regime e altre minacce alla sicurezza e all’unità della Siria. Infine entrambe le parti hanno sottolineato che l’attuazione delle disposizioni dell’accordo sarà affidata ai comitati esecutivi e che si prevede che i lavori di attuazione saranno completati entro la fine dell’anno in corso.
Si tratta, senza dubbio, di un accordo storico, non solo per la nuova Siria, ma per l’intero Levante e i suoi popoli, che da tempo soffrono per l’oppressione esercitata contro i curdi e per il pesante fardello sociale e umano della violenza sconsiderata, dell’odio e della divisione inflitti dai movimenti armati curdi. Ma è anche certo che l’accordo è stato redatto in termini generali, ignorando molti dettagli che potrebbero trasformarsi in elementi esplosivi al momento dell’attuazione dell’accordo. Quali sono i fattori e le forze che hanno portato a questo accordo? Cosa significa l’accordo per il futuro del nuovo Stato siriano e per i paesi confinanti con la Siria? Perché il futuro dell’accordo dovrebbe essere guardato con cautela e speranza allo stesso tempo?
Gli incontri tra i leader del nuovo Stato siriano a Damasco e i leader delle Forze democratiche siriane (SDF) sono proseguiti senza sosta negli ultimi tre mesi. L’incontro che ha portato alla firma dell’accordo, la sera del 10 marzo, non è stato il primo tra al-Sharaa e Mazloum Abdi. Tuttavia, durante i colloqui precedenti, le due parti non sono riuscite a risolvere i dilemmi che impediscono l’unità del Paese e l’estensione della sovranità dello Stato siriano sulla regione nord-orientale dell’Eufrate, sotto il controllo delle SDF. Nei colloqui precedenti, le SDF avevano ribadito la loro richiesta di creazione di un nuovo Stato siriano su base federale o decentralizzata. Chiedeva inoltre una quota specifica della produzione di petrolio e gas nelle aree sotto il suo controllo, l’integrazione delle sue forze nel nuovo esercito siriano come blocco unico e la garanzia di una rappresentanza tangibile nello stato maggiore dell’esercito e in altre istituzioni statali. Non era un segreto che queste istanze implicassero una richiesta di autonomia curda in una regione della Siria in cui non esisteva una maggioranza curda e in un Paese che non aveva mai sperimentato divisioni etniche o religiose sin dalla sua indipendenza. Era naturale che Damasco respingesse tali richieste.