
Aggiornato il 17/03/25 at 08:00 am
di Gianni Sartori ————–Va continuamente allungandosi l’elenco di quanti hanno salutato con favore l’appello di Abdullah Öcalan alla pace e a una società democratica (27 febbraio 2025).
Per dirne solo un paio quasi agli antipodi: dalla sinistra basca abertzale (EH Bildu, il sindacato LAB…) a Massimo d’Alema.
E non solo tra gli amici dei curdi, ma anche tra chi finora esprimeva grande ostilità nei loro confronti. Per esempio sarebbe stato valutato positivamente (“è andato oltre le nostre aspettative”) dal leader della destra nazionalista (Mhp) Devlet Bahceli, alleato di Erdogan.
Chi invece sembra non aver colto che forse ancora una volta “i tempi stanno cambiando” (The Times They Are A-Changin – 1964) è la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CJUE)
Infatti il 13 marzo ha nuovamente rigettato (per la quinta volta) il ricorso, basato su cinque obiezioni, degli avvocati del PKK contro la decisione del Consiglio d’Europa di mantenerne l’inserimento nella lista delle organizzazioni terroristiche.
Per i legali che avevano fatto ricorso contro tale decisione, vi sarebbero infatti sia errori in materia di diritto, sia motivazioni ormai obsolete (dato il nuovo corso intrapreso – e non da ora – dal PKK con l’adesione ai principi del Confederalismo democratico). Inoltre le misure adottate contro il movimento curdo sarebbero quantomeno sproporzionate.
Ma niente da fare. La CJUE non ha sentito ragioni e il PKK rimane nella lista nera. Almeno per l’Unione europea
Nel frattempo nel nord della Siria la situazione rimane “calda”.
L’Ufficio stampa delle FDS (Forze Democratiche Siriane) ha diffuso un comunicato denunciando come la Turchia perseveri, anzi vada intensificando, gli attacchi. In particolare contro la diga Tishrin e il ponte di Qarqoza
Mentre gli scontri andrebbero attenuandosi (condizionale d’obbligo dopo i recenti massacri di civili alauiti) in altre zone della Siria, nel nord e nell’est da oltre tre mesi Ankara e i suoi ascari non demordono.
Continuando ad attaccare e bombardare (con aerei, droni armati e “suicidi”, artiglieria…). E incontrando comunque la ferma e fiera resistenza delle FDS.
In questi giorni l’artiglieria turca ha colpito duramente nell’area rurale di Manbij, danneggiando seriamente gli insediamenti civili. Numerosi attacchi aerei anche contro alcuni villaggi (al-Tina, Ja’dah, Dekan, Bir Hissou, Melha, al-Sana’, Ghasq…) e sulle colline di Saifi e Qarqozaq .Ovviamente si contano morti e feriti sia tra i combattenti che tra la popolazione. Alcune persone inoltre sarebbero rimaste intossicate da gas esplosivi tossici
Da parte delle SDF si è risposto con attacchi contro le fortificazioni degli invasori fin sulla riva ovest dell’Eufrate.