Aggiornato il 17/12/24 at 08:18 pm
a cura di Shors Surme –———-La crisi siriana si presenta con molte incognite per il futuro, soprattutto per la frammentazione della società siriana in etnie, confessioni e gruppi di ogni genere, che in realtà nel corso dei secoli hanno imparato a convivere in un equilibrio complesso ma funzionale. La fine del regime di Bashar al-Assad e la presa del potere da parte dei jihadisti guidati da al-Jolani ha visto certamente il supporto di potenze straniere, come pure un accordo, di cui ancora non si conosce molto, con la Russia.
La realtà dei curdo-siriani del Rotava è tutt’altro che secondaria, e l’ala armata del Partito Democratico, le Ypg, hanno cooperato con le Sdf per la sconfitta dell’Isis e l mantenimento dello status quo. Ne parliamo con Mahbad Seleman responsabile del Partito Democratico del Kurdistan Siriano – Sezione Shamo, per il quale “La situazione siriana non è un segreto per nessuno. Da quando il partito Baath ha preso il potere per più di 61 anni, la famiglia al-Assad è al potere da 54 anni, la Siria si è trasformata in una fattoria privata per la famiglia regnante, e il potere è stato monopolizzato per servire la famiglia stessa.
A ciò si aggiunge la confisca delle libertà e la soppressione delle minoranze, in particolare del nostro popolo curdo in Siria, che vive sulla sua terra storica e che rappresenta la prima minoranza di nel paese, cancellando l’identità curda e condannando l’intero popolo curdo a una una prigione sociale e geografica. Questo ha portato i curdi a sentire una mancanza di appartenenza nazionale all’interno del loro paese, la Siria.
Il nostro popolo ha lottato per rimuovere l’ingiustizia. Il nostro partito, il Partito Democratico del Kurdistan Siriano, è stato fondato nel 1957, e da allora ha sempre lottato per ottenere la libertà e sostenere l’identità curda“.
– Qual è la situazione del Rojava?
“Dopo lo scoppio della rivoluzione siriana, il movimento curdo del Rojava era diviso in due parti, la prima formata dal Partito Democratico del Kurdistan siriano e dal Consiglio nazionale curdo, realtà che adottavano l’approccio di Barzani. La seconda ha visto l’intervento del PKK e la creazione del Partito dell’Unione Democratica (PYD) come ala militare del Rojava. Questa ha assunto il potere attraverso un accordo concluso con il regime di al-Assad per rimuovere l’intero popolo curdo dal contesto siriano e ne è diventata il portavoce.
Dopo il crollo del regime di Damasco ha cercato di aggirare ciò che stava accadendo sul terreno e di avvicinarsi al Consiglio nazionale curdo per formare una delegazione congiunta al fine di negoziare con la nuova autorità di Damasco sul futuro dei curdi in Siria.
Alla luce di questa situazione e del mancato smantellamento del PKK in modo aperto e dell’incapacità di rimuovere i quadri del PKK dal Rojava, ciò non è stato al momento possibile, dal momento che la nuova autorità insediatasi a Damasco non accetterà tale presenza“.
– Le organizzazioni terroristiche ISIS e al-Qaeda stanno attualmente attaccando il Rojava?
“Dopo la caduta dell’ISIS e la fine della sua presenza militare nel territorio siriano e iracheno, il dossier dell’attacco vero e proprio in senso militare è stato chiuso e di questa organizzazione sono rimasti solo resti e piccole sacche nel deserto siriano, e i suoi attacchi sono semplici scaramucce e niente più“.
– Cosa chiedono i curdi del Rojava all’occidente?
“Il popolo curdo ha un’esistenza storica e vive nella sua terra, e la nostra richiesta è che la futura Siria sia uno stato civile, democratico e decentralizzato, che definisca il diritto all’autodeterminazione nella costituzione. La Siria dovrà essere uno Stato federale dove le autonomie saranno tutelate“.