Aggiornato il 02/12/24 at 06:46 pm
di Shorsh Surme –——-Il presidente russo Vladimir Putin sta prendendo in mano la situazione siriana, e dopo aver sentito al telefono il collega iraniano Masoud Pezeshkian, è stato annunciato dal ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, che ha incontrato il collega turco Hakan Fidan, un prossimo incontro del “formato Astana”. Si tratta del trilaterale (Russia, Turchia e Iran) che nel 2016 sospese le ostilità in Siria, attraverso un accordo che relegava i ribelli jihadisti nella regione settentrionale di Idlib e assegnava al controllo turco una striscia di 20 km di territorio al confine, al fine di tutelare le popolazioni turcomanne e scongiurare i contatti tra i curdo-siriani e i curdo-turchi.
Per il presidente siriano Basar al-Assad non ci sono dubbi circa i tentativi, mossi dall’esterno, di “ridisegnare la mappa della regione”, tanto che la rapida offensiva dei ribelli jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) potrebbe aver visto il supporto tecnologico di potenze straniere. Il gruppo, sorto nel 2017 dall’unione di Jabhat Fattah al-Sham e questo a sua volta proveniente dal Fronte al-Nusra (al-Qaeda), raccoglie altre frange minori tra cui il Fronte Ansar al-Din, Jaysh al-Sunna, Liwa al-Haqq e il Movimento Nour ad-Din al-Zenky.
Conquistata ormai Aleppo, gli attaccanti devono ora fare i conti con i continui raid russi e con la riorganizzazione dell’esercito, all’inizio colto di sorpresa e in più realtà costretto alla fuga. A dar man forte da ieri si segnala una lunga colonna di mezzi, tra cui alcuni blindati, delle milizie irachene filo iraniane di Katiab Hezbollah e Fatemiyou, giunte ormai in Siria, ma contro i jihadisti vi sono anche i curdi dell’Ypg e le Sdf, sigla che raccoglie diversi gruppi tra cui i combattenti siriaco-cristiani.
Certo è che l’offensiva dei jihadisti di HTS, che buona parte della stampa occidentale chiama semplicemente “ribelli”, ha colto tutti di sorpresa ed è arrivata in un momento di grave sconvolgimento regionale per le guerre di Israele, tanto che per alcuni analisti la destabilizzazione della Siria non sarebbe casuale, bensì risponderebbe ad un preciso piano volto a indebolire la pressione di Hezbollah e dell’Iran, perennemente coinvolti in Siria. Alla luce dei fatti anche il ministro turco Fidan ha ammesso la possibilità di ingerenze esterne, sottolineando tuttavia che la Turchia è fortemente contraria a un’ulteriore escalation della guerra civile in Siria.
Impreparato anche il Cremlino, con la Russia impegnata nel conflitto ucraino, ma dall’incontro tra i ministri degli Esteri Sergei Lavrov e Fidan è stato ribadito l’impegno a garantire la “sovranità territoriale della Repubblica Araba Siriana”. Ambienti russi ritengono che il recente fallimento dei tentativi di Mosca di raggiungere una riconciliazione tra il presidente del regime siriano Bashar al-Assad e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sarebbe dovuto al fatto che i due presidenti hanno evitato il dialogo con vari pretesti, attendendo l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca.
Per quanto anche i russi siano in fase di riorganizzazione sul territorio, che ospita basi navali e aeree fin dai tempi dell’Unione Sovietica, nei raid aerei sulle regioni di Aleppo e di Idlib sono già stati uccisi almeno 400 terroristi e sono stati distrutti, come riporta la Tass posti di comando dei terroristi, 7 depositi nelle province di Aleppo e Idlib in 24 ore, riporta ancora Tass.
Ibernata la guerra siriana iniziata con le “Primavere arabe”, i “ribelli” di HTS si sono improvvisamente spinti a sud, e in queste ore festeggiano la presa di Aleppo: resta da capire chi ha armato di tutto punto in questi anni l’organizzazione riconosciuta come terroristica dagli Usa, e chi ha fornito il supporto tecnologico per colpire in un momento tanto critico per il Medio Oriente.
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