Aggiornato il 16/10/24 at 07:21 pm
di Shorsh Surme –———– E’ irritante sentire i politici negli Stati Uniti, in Israele e altrove affermare che i colpi devastanti che Israele ha inferto a Hezbollah e al Libano hanno creato “un’opportunità per mettere il Libano su una strada migliore”. E’ orribilmente insensibile. Ad oggi ci sono migliaia di morti, vaste zone di Beirut distrutte e un quarto della popolazione libanese è sfollata all’interno del Paese senza un riparo, cibo e servizi adeguati. E il bilancio continua a salire. Sostenere che da questa enorme tragedia umana possa scaturire qualcosa di buono è vergognoso. Una simile visione non solo disonora le vittime, ma è anche simile a mettere “cenere in bocca” a coloro che hanno perso i propri cari e sono in lutto.
Questa mentalità è anche pericolosamente ingenua, perché ignora le lezioni della storia. Difronte a simili incubi. nel 1982 e nel 2006, è stato detto che sarebbero state create nuove opportunità. Ognuna di queste ha comportato l’uso schiacciante della forza da parte di Israele. In ogni caso Israele ha affermato che i suoi “nemici sarebbero stati sconfitti inaugurando un nuovo giorno”. Alla fine ognuna delle guerre ha portato solo a una situazione più instabile, con un nemico più virulento risorto dalle ceneri lasciate alle spalle. Questo perché alla radice di ognuno di questi conflitti c’erano veri torti nati dall’ingiustizia, che hanno dato origine a movimenti di resistenza. Invece di affrontare e risolvere questi torti Israele, con il pieno sostegno degli Stati Uniti, ha visto la forza come l’unica soluzione accettabile. Ciò è stato detto, in effetti, è: “Una volta che li puniremo e li sottometteremo, tutto andrà bene”. Questo approccio non ha funzionato prima e non funzionerà nemmeno ora.
Al centro di di tutto c’è l’ingiustizia storica perpetrata al popolo palestinese. L’ex presidente Clinton l’ha descritta in modo eloquente quando ha detto a un gruppo di leader palestinesi riuniti che conosceva la loro storia, ovvero di essere stati “smembrati, espropriati e dispersi tra le nazioni”. E per i libanesi, che hanno abbracciato Hezbollah, le istanze includono sia la loro rabbia persistente per l’occupazione ostile di Israele del sud del Libano, durata più di due decenni, che ha portato allo sfollamento di decine di migliaia di libanesi, sia le disuguaglianze storiche vissute dalla comunità sciita, come risultato del sistema di governo settario del paese.
Tutto questo non significa che i gruppi di miliziani palestinesi o il movimento sciita Hezbollah non abbiano commesso gravi errori nell’agire per rispondere alle lamentele dei loro elettori. Ciò che dice è che questo sforzo di eliminare violentemente questi gruppi è miope, nella migliore delle ipotesi, e non è una soluzione, poiché non affronta la fonte delle istanze che li rendono attraenti.
Quella in corso è quindi una ricetta per il disastro.
Nel tentativo di eliminare totalmente la resistenza alla loro occupazione e annessione della Palestina, Israele sta commettendo un genocidio a Gaza, unito a un regno di terrore violento in tutta la Cisgiordania. Nel frattempo, con Hezbollah che lancia missili su Israele per sostenere la sopravvivenza del suo “alleato” in Palestina, Israele ha ora rivolto la sua attenzione all’eliminazione metodica della leadership e dei quadri di Hezbollah.
Sia in Libano che a Gaza Israele ha perseguito questo sforzo per una “vittoria totale”, senza riguardo per le vittime civili o i danni alla società più ampia e alle sue infrastrutture. Considerando l’Iran il principale sostenitore sia di Hezbollah che di Hamas, Israele ha fatto un passo avanti attaccando siti iraniani e assassinando alleati iraniani in Libano, Siria e Iran stesso, portando il Medio Oriente sull’orlo di una devastante guerra regionale.