Aggiornato il 25/09/24 at 05:18 pm
di Shorsh surme –——–Con il massacro “Biger” e poi l’assassinio di un folto gruppo di leader di Hezbollah, la scorsa settimana il Libano è entrato in un tunnel buio. La guerra di “appoggio” a sostegno del movimento “Hamas”, avviata da Hezbollah l’8 ottobre 2023, si è trasformata in un pericoloso confronto che minaccia di trasformarsi rapidamente in una guerra aperta e distruttiva tra Israele e il braccio dell’Iran in Libano.
Hezbollah ha attaccato Israele la settimana scorsa, il che richiede una pausa per riflettere con calma e porsi la seguente domanda: è stata corretta la decisione di impegnarsi nella guerra di “sostegno” ad Hamas?
La leadership di Hezbollah dovrebbe rivedere un po’ i suoi calcoli e rispondere in modo obiettivo a questa domanda, soprattutto perché si tratta di una domanda posta dalla stragrande maggioranza dei libanesi. Naturalmente non ci si ferma al solido nucleo legato al “Partito di Dio”, mosso da fattori di settarismo, fanatismo, tribalismo e interesse. Ci si riferisce semmai al circolo apparentemente ristretto che pensa e prende decisioni, anche se quelle realmente strategiche vengono assuntee a un livello più alto rispetto alla leadership locale, cioè a Teheran. Sacrificare la vita di centinaia di libanesi provenienti dall’ambiente attivistico, e far precipitare il Libano in una guerra devastante che porterebbe a una catastrofe storica, è una questione probabile se ci si basa su calcoli sbagliati. La decisione di impegnarsi nella guerra di “sostegno” è stata una decisione presa dall’asse “Unità dell’Area” guidato dall’Iran.
È chiaro che Teheran, e per estensione la leadership locale di Hezbollah, non stava cercando una guerra su larga scala, e nemmeno una guerra su media scala. Ciò che era necessario era innescare una guerra di scaramucce al confine, con impatto, portata e pericolo limitati. Tuttavia i calcoli del campo iraniano e di “Hezbollah” non corrispondevano ai calcoli del campo israeliano. Il fronte libanese non ha influenzato il corso della guerra di Gaza. Quest’ultimo è stato schiacciato senza che gli israeliani battessero ciglio. Il conto è molto alto: numerosissime vittime tra la popolazione, la distruzione quasi completa della Striscia di Gaza e l’espulsione da essa di ogni elemento vitale. Parallelamente le cose sul fronte libanese sono arrivare sull’orlo di una vera guerra, come accade oggi.
È giunto il momento che la leadership di Hezbollah, lontana dalle scuse ideologiche e tattiche legate ai calcoli dei paesi e degli interessi (Iran), riveda davvero il grave errore commesso l’8 ottobre.
Tuttavia è più di un errore: il partito non ha letto la realtà di quanto sta accadendo in Israele e la grande rivoluzione che l’operazione “Al-Aqsa Flood” ha portato nell’approccio della società israeliana e quindi a livello politico. Si credeva che Israele non avrebbe combattuto una guerra lunga, invece l’ha combattuta e continua a farlo. Si credeva che non sarebbe stato messo alla prova su più di un fronte, invece ha combattuto e combatte ancora. La convinzione era che il mondo si sarebbe ribellato contro Israele e l’avrebbe assediato ideologicamente in risposta ai massacri a Gaza, e queste cose hanno continuato e continuano. Si credeva che gli Stati Uniti e l’Occidente, a condizione di restituire gli ostaggi vivi, avrebbero fatto pressione su Israele affinché arrivasse ad un accordo rapido che avrebbe fermato il bagno di sangue. Invece…
Per quanto riguarda il Libano, la convinzione era che i missili Hezbollah avrebbero imposto a Israele un’equazione di reciproca deterrenza che avrebbe impedito un’escalation contro il suddetto partito. Finora sono morti più di 500 combattenti e comandanti di alto rango, nonché consiglieri iraniani in Libano. In Siria è stato distrutto il consolato iraniano nel cuore di Damasco. Israele ha preso di mira più di una volta la roccaforte di Hezbollah nel sobborgo meridionale di Beirut e ha commesso il massacro “più grande” contro 4mila membri del suddetto partito, poi ha ucciso dozzine di civili mentre assassinava 16 alti dirigenti nel quartiere della capitale libanese. Questo perché la scelta di Israele di lottare è esistenziale e non politica. Pertanto,oltre il 62% degli israeliani è favorevole a una guerra su larga scala contro Hezbollah.
Il partito, guidato da Teheran, ha commesso un errore grave e forse fatale perché non ha letto correttamente la situazione.