Aggiornato il 22/09/24 at 07:15 pm
di Shorsh Surme –——–Secondo un rapporto pubblicato dal Wall Street Journal qualche settimana fa, che ha citato fonti dell’intelligence statunitense, la Russia si starebbe preparando a fornire missili antinave avanzate agli Houthi dello Yemen, sostenuti dall’Iran. La fonte citata sarebbe un alto funzionario statunitense, il quale non ha tuttavia riportato i piani di cui sarebbe venuto a conoscenza. Tuttavia ha affermato che gli Stati Uniti considerano qualsiasi tentativo da parte terza di aumentare le forniture di armi agli Houthi come “contrario agli obiettivi che cerchiamo di raggiungere” relativamente a un accordo di pace duraturo nello Yemen tra gli Houthi e i sauditi, e quindi di stabilizzare la regione”.
Il funzionario ha affermato che i russi ritenessero che armare e consigliare gli Houthi fosse un modo per vendicarsi della decisione dell’amministrazione Biden di consentire all’Ucraina di lanciare un’offensiva in territorio russo utilizzando armi fornite dagli Stati Uniti.
Mentre l’imminente trasferimento di armi è stato rinviato, la Russia avrebbe inviato personale militare nello alla fine di luglio per fornire consulenza agli Houthi, cosa riportata dalla CNN, tanto che funzionari statunitensi avrebbero monitorato l’insolita sosta di grandi navi russe nel Mar Rosso meridionale e lo sbarco di personale russo. I russi portavano con loro borse, ma niente che sembrasse abbastanza grande quali armi o componenti.
“Armare o dare potere ai proxy rientra nel copione del Cremlino”, afferma Anna Borshchevskaya, studiosa di Russia presso il Washington Institute. “Vladimir Putin, come previsto, si è allineato più strettamente con le forze antiamericane e destabilizzanti in Medio Oriente”.
In un articolo per l’American Institute, la ricercatrice spiega che Putin ha scelto gli Houthi per diverse ragioni. In primo luogo ha scelto un conflitto a bassa intensità con l’occidente perché la Russia ha meno risorse. In secondo luogo per Mosca distrarre gli Stati Uniti a basso costo e costringerli a spendere le proprie risorse confrontandosi con delegati capaci si è rivelata una tattica efficace nella sua battaglia più ampia per rimodellare l’ordine internazionale. Troppo spesso le risposte di Washington alle provocazioni russe sono state isolate all’interno di specifici teatri regionali e non collegate a una strategia globale.
Borshchevskaya omette che i primi ad “armare o dare potere ai proxy” sono proprio gli Stati Uniti.