Israele. Scioperi e proteste non fermano Netanyahu

Aggiornato il 04/09/24 at 02:38 pm

di Shorsh Surme –———Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha respinto una nuova ondata di pressioni per raggiungere un accordo di cessate-il-fuoco a Gaza, dopo che centinaia di migliaia di israeliani hanno protestato e sono scesi in sciopero contro il governo e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha affermato di dover fare di più dopo quasi 11 mesi di combattimenti.
Netanyahu ha affermato che continuerà a insistere su una richiesta che è emersa come un importante punto di attrito nei colloqui: il controllo continuato da parte di Israele del corridoio di Filadelfia, una stretta fascia lungo il confine di Gaza con l’Egitto dove Israele sostiene che Hamas introduca illegalmente armi a Gaza.
Nel suo primo discorso pubblico dopo le proteste di massa di domenica, che hanno mostrato la furiosa risposta di molti israeliani per la scoperta di altri sei ostaggi morti, Netanyahu ha definito il corridoio essenziale per garantire che Hamas non possa riarmarsi attraverso i tunnel.
“Questo è l’ossigeno di Hamas”, ha affermato, aggiungendo che “Nessuno è più impegnato di me nel liberare gli ostaggi… Nessuno mi farà la predica su questo tema”.
Gli israeliani si sono riversati in piazza domenica sera, in preda al dolore e alla rabbia, in quella che sembra essere la più grande protesta dall’inizio della guerra. Le famiglie e gran parte dell’opinione pubblica hanno incolpato Netanyahu, affermando che gli ostaggi avrebbero potuto essere restituiti vivi grazie a un accordo con Hamas. Ma in ballo c’è la stanchezza per una guerra lampo che dura da quasi un anno, con 40mila morti a gaza di cui un terzo bambini, gli attacchi in Cisgiordania, il rischio di una risposta dell’Iran all’omicidio a Teheran il 31 luglio del leader di Hamas Ismail Haniyeh e soprattutto l’ondata globale di antisionismo che rischia di sfociare nell’antisemitismo.
Lunedì si è tenuto in tutto il Paese uno sciopero generale come non avveniva da tempo, dove diverse migliaia di dimostranti si sono radunati fuori dalla residenza privata Netanyahu, nel centro di Gerusalemme, scandendo lo slogan “Accordo, ora!” e trasportando bare avvolte nella bandiera israeliana. Al sequestro da parte della polizia delle bare, sono scoppiate proteste con tafferugli, e diversi manifestanti sono stati arrestati. Migliaia di persone hanno marciato fuori dalla sede del partito Likud di Netanyahu a Tel Aviv.
Tuttavia altri, specialmente la destra religiosa, sostengono l’intenzione di Netanyahu di proseguire la campagna a Gaza, innescata dall’attacco di Hamas in Israele del 7 ottobre e che ha causato morte e distruzione nel territorio. Netanyahu afferma che l’offensiva costringerà i militanti a cedere alle richieste israeliane, e che potenzialmente faciliterà le operazioni di salvataggio degli ostaggi, oltre che a annientare il partito.
Gli Stati Uniti, alleati chiave, si mostrano impazienti.
Il presidente Usa Joe Biden ha parlato ha spiegato ai giornalisti nel corso si un incontro nella Situation room il proposito di proseguire con i negoziati, e alla domanda se Netanyahu stesse facendo abbastanza, Biden ha risposto seccamente di “No”.