Aggiornato il 02/09/24 at 04:04 pm
di Shorsh Surme –——–Ogni conflitto che genera attenzione pubblica innesca speculazioni su cosa potrebbe accadere dopo. Alcuni propongono scenari catastrofici, altri ricorrono al terrorismo psicologico quale tattica per presentare ai decisori politici internazionale gli scenari peggiori e quindi spingerli ad agire.
Dopo l’ultima escalation tra Hezbollah e Israele, c’è la tendenza a supporre che sia imminente un conflitto su larga scala, ma nel gioco del “si farà o non si farà” la guerra a cavallo del confine libanese, a farne le spese è l’attenzione sulla Palestina.
La lotta di Hezbollah con Israele non riguarda infatti l’aiuto ai palestinesi, o persino ad Hamas, bensì l’autoconservazione di Hezbollah stesso. Il gruppo avrebbe potuto intervenire su larga scala a ottobre, prima che Israele indebolisse significativamente la capacità militare di Hamas, ma non l’ha fatto. Hezbollah si impegnerebbe in una guerra totale con Israele solo se il gruppo sentisse di trovarsi di fronte a una minaccia esistenziale, cosa che al momento non accade. Di certo Hezbollah non si sacrificherà per la Palestina.
I media internazionali tendono a propendere per scenari massimalisti, come l’innescarsi di una guerra regionale che potrebbe avere ripercussioni importanti con l’accensione di altri conflitti, e il fatto che Israele e Hezbollah si impegnano in una propaganda che esagera le loro azioni e intenzioni non aiuta certo a prevenire tale scenario. Le dichiarazioni di entrambe le parti trasmettono spesso minacce crescenti che lasciano intendere che una guerra su larga scala è sul tavolo, ma i due blocchi hanno ridefinito le regole di ingaggio che avevano implicitamente messo in atto dopo il 2006. Entrambi stanno colpendo più a fondo il territorio dell’altro, tuttavia ciò non significa che si stiano dirigendo verso una conflagrazione regionale.
La percezione che una guerra totale in Medio Oriente possa scoppiare in qualsiasi momento riflette un’ansia profonda sui paesi della regione, in occidente per un rischio di coinvolgimento.
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