Aggiornato il 09/04/24 at 10:35 am
di Shorsh Surme –——–Il duro colpo a Israele, causato in questi sei mesi di conflitto dalla condotta del governo di Benjamin Netanyahu, è rappresentato dall’indebolimento delle relazioni da parte degli Stati Uniti. Fin dalla fondazione dello Stato di Israele vi è stato cos contato e determinate sostegno degli Usa, ma da Washington è stato recentemente fatto sapere che tale rapporto potrebbe venire riconsiderato nel momento in cui dovessero essere minacciati gli interessi degli Stati Uniti nella regione o danneggiata la immagine nel quadro internazionale.
La cosa è divenuta palese con l’astensione al voto per il cessate-il-fuoco presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dove gli Usa avrebbero potuto esercitare il veto, per cui si è sfatato il mito di un controllo diretto di Israele sui meccanismi democratici e istituzionali degli Stati Uniti. Nonostante la mattanza in corso a Gaza e le accuse di crimini di guerra, politici israeliani hanno diminuito il ruolo statunitense, affermando in un caso addirittura che “Israele è un paese indipendente, che assume autonomamente le proprie decisioni: noi non siamo una stella in più sulla bandiera americana!”.
Poi è arrivata giovedì scorso la telefonata tra Joe Biden e Netanyahu, dove il presidente Usa ha rilevato che per rivelare che è l’America a fissare i confini da seguire, e che il governo israeliano deve rispettare, anche se guidato da Netanyahu, tutto ciò che è stato stabilito.
Al termine del colloqui Netanyahu ha convocato il mini-gabinetto e offerto importanti cambiamenti circa la politica su Gaza, consentendo maggiori aiuti e cure per i civili. Un cambiamento di posizione che ha rappresentato uno shock per l’opinione pubblica israeliana, ed i ministri hanno accettato la nuova linea, per quanto non messa ai voti.
Il fatto saliente è quindi che gli Usa hanno una reale capacità di condizionamento del governo israeliano e dei suoi poteri.