Aggiornato il 13/02/24 at 09:00 pm
di Shorsh Surme –——–Le richieste di rimuovere le truppe statunitensi dall’Iraq sono aumentate in seguito all’attacco di un drone americano il 4 gennaio, che ha ucciso un membro della milizia appoggiata dall’Iran a Baghdad.
Il primo ministro iracheno ha detto in privato ai funzionari statunitensi di voler negoziare per il mantenimento delle forze americane nel paese, nonostante il suo recente annuncio che avrebbe avviato il processo di rimozione delle stesse dal paese.
Consiglieri del primo ministro iracheno Mohammed Shia al-Sudani hanno detto ai funzionari statunitensi che la sua dichiarazione era “un tentativo di soddisfare la popolazione Irachena” e che lo stesso al-Sudani “rimaneva impegnato” a negoziare la futura presenza della coalizione in Iraq.
La volontà dell’Iraq di mantenere le truppe americane nel paese è fondamentale per l’amministrazione Biden. Gli Stati Uniti considerano la loro presenza in Iraq importante non solo per prevenire una rinascita dell’Isis, ma anche per contrastare l’influenza iraniana nella regione. Qualsiasi decisione di al-Sudani di cacciare le forze americane dal paese potrebbe anche minare gli sforzi dell’amministrazione per impedire che la guerra a Gaza si allarghi.
Mentre ai funzionari americani è stato detto che l’Iraq è disposto a discutere di mantenere le forze americane nel paese, è possibile che le macchinazioni politiche all’interno del parlamento iracheno lo costringano a prendere provvedimenti per farle abbandonare il paese.
Il Consiglio di sicurezza nazionale ha rifiutato di commentare la faccenda, stessa cosa il dipartimento di Stato.
L’attacco del 4 gennaio, che era una rappresaglia per gli attacchi contro le forze statunitensi in Iraq e Siria, ha ucciso il militante noto come Abu-Taqwa, il quale era leader di Harakat al-Nujaba, un gruppo miliziano sostenuto dall’Iran che tecnicamente fa parte della forza di sicurezza irachena. I gruppi allineati con l’Iran in Iraq hanno subito chiesto al governo di cacciare le truppe americane.
Il Pentagono ha affermato di non avere intenzione di ritirare le forze dall’Iraq e di non essere a conoscenza di alcuna notifica in proposito da parte del governo iracheno.
“Siamo lì su invito del governo iracheno”, ha detto lunedì ai giornalisti il maggiore generale Pat Ryder, portavoce del Pentagono. “Non sono a conoscenza di alcuna notifica da parte del governo iracheno al dipartimento della Difesa.”
Questa non è la prima volta che il governo iracheno afferma che avrebbe disposto l’allontanamento delle truppe americane. Nel gennaio 2020, in risposta all’uccisione del comandante militare iraniano Qassem Soleimani da parte delle forze armate statunitensi, il parlamento iracheno aveva votato una risoluzione per porre fine alla presenza militare statunitense in Iraq. Tuttavia questo non è mai stato applicato.
Il Pentagono sostiene da tempo che le truppe sono in Iraq al solo scopo di prevenire il ritorno dell’Isis mantenendo uno stretto rapporto con le forze di sicurezza irachene. Alla fine del 2021 i due governi hanno annunciato il passaggio ad un ruolo puramente consultiv , segnando la fine ufficiale della missione di combattimento delle forze armate statunitensi nel Paese.
Tuttavia si è trattato principalmente di un gesto simbolico: gli Stati Uniti hanno ancora circa 2.500 soldati in Iraq e 900 in Siria, ufficialmente impegnati nella lotta alll’Isis.
Le relazioni Usa-Iraq sono sempre più sotto pressione dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre contro Israele. Da quando Israele ha invaso Gaza, i gruppi di milizie appoggiati dall’Iran in Iraq e Siria hanno lanciato droni e razzi contro le truppe statunitensi più di 120 volte.
Tre militari sono rimasti feriti, uno in modo grave, in un attacco di droni in Iraq il giorno di Natale. Il gruppo miliziano Kataib Hezbollah sostenuto dall’Iran ha rivendicato l’attacco.