Aggiornato il 18/01/24 at 05:50 pm
di Shorsh Surme –——–Rischia di precipitare la già drammatica crisi di Gaza con l’allargamento del conflitto nella regione. Non solo i continui botta e risposta a suon di missili tra il libanese Hezbollah e l’esercito israeliano, o gli Houthi yemeniti che attaccano le navi commerciali dirette o provenienti da Israele. L’Iran, che in qualche modo ha tenuto un profilo basso per quanto sia il primo sostenitore sia di Hezbollah che degli Houthi, ha attaccato in questi giorni con missili a media e lunga gittata obiettivi ritenuti essere centrali del Mossad o cellule terroristiche nei paesi vicini. Colpita a Erbil, capitale del Kurdistan Iracheno, una casa ritenuta essere di uno 007 israeliano, come pure ad Aleppo, in Siria, una cellula dell’Isis che ha rivendicato la strage di Kerman, ma a destabilizzare il già fragile status quo sono stati i missili sparati sul Pakistan contro il gruppo terroristico di Jaysh al-Adl, che in passato ha compiuto stragi in territorio iraniano.
In tutta risposta oggi il Pakistan ha lanciato missili e colpito la città iraniana di Saravan, nella provincia sudorientale del Sistan e Baluchistan, uccidendo nove persone di cui quattro bambini e tre donne, “un’operazione – ha detto una fonte dell’esercito – contro gruppi militanti anti-pakistani all’interno dell’Iran”.
La situazione sembra aggravarsi ed è da vedere quale saranno le prossime iniziative della Repubblica Islamica, le quali rappresentano comunque una reazione all’uccisione a Damasco, in Siria, lo scorso dicembre del generale Razi Moussavi, uno dei consiglieri più esperti dei Guardiani della Rivoluzione in Siria, ad opera degli israeliani.
Il portavoce del ministero degli Ester cinese, Mao Ning, ha fatto sapere la disponibilità di Pechino a un’azione diplomatica volta a raffreddare le tensioni tra Iran e Pakistan.
Diversi analisti internazionali, come nel caso dello statunitense Samyarup Chowdhury, hanno paventato il rischio che la situazione scivoli verso un conflitto globale, viste le crisi aperte in più punti del mondo e gli equilibri di una realtà ormai non più monopolare.
L’esperto di difesa britannico Nicholas Drummond ha dichiarato al Daily Express che se le provocazioni dell’Iran continueranno, la volatilità politica in Medio Oriente sfocerà in un significativo conflitto globale. “L’agenda dell’Iran nella regione, e a livello globale, è stata smascherata. E l’Iran è in disparte. L’occidente sta dicendo all’Iran ‘Comportati bene, o ti attaccheremo direttamente’”, ha spiegato Drummond, aggiungendo di ritenere “che sia altamente possibile che se l’Iran continuerà ad agire per procura, o ad agire direttamente, minacciando gli interessi occidentali, potremmo vedere un’azione militare intrapresa contro l’Iran, e questo sarebbe un grave conflitto in Medio Oriente”. Tuttavia, l’esperto della difesa ha anche affermato che se l’Iran decidesse di sferrare un attacco diretto contro Israele o di impegnarsi in un conflitto diffuso in Medio Oriente, la partita sarebbe finita per la nazione.
“Penso che l’Iran debba stare molto, molto attento. Sta giocando un gioco pericoloso. E sta per essere punito se non fa un passo indietro. Avete visto che ha lanciato un missile in Siria e… apparentemente sono stati eliminando obiettivi ribelli, ma (anche) dimostrando che ha un missile in grado di raggiungere Israele dall’Iran che potrebbe montare una testata nucleare, potrebbe colpire Tel Aviv,” ha detto Drummond.
L’Iran ha anche affermato di aver distrutto il “quartier generale delle spie” appartenente a Israele in un recente attacco al nord dell’Iraq, nella Regione del Kurdistan Iracheno. I media governativi iraniani hanno riferito che le Guardie rivoluzionarie hanno lanciato missili verso un centro del Mossad, ma la rete irlandese RTE ha citato fonti di sicurezza anonime secondo cui a essere colpito sarebbe stato un centro di intelligence curdo.
Intanto continuano le operazioni di Usa, Gb e alleati di bombardamento di obiettivi militari Houthi nello Yemen: questa mattina missili lanciati dalle navi hanno distrutto alcune rampe di lancio utilizzate per distruggere le navi commerciali nello stretto di Bab al-Mandeb.
Il pontefice qualche tempo fa ha parlato di “guerra mondiale a pezzi”. Il rischio, tutt’altro che remoto, è che questi pezzi possano congiungersi.