Aggiornato il 02/11/23 at 09:06 pm
di Shorsh Surme ———-Fin dall’inizio dell’invasione di Israele da parte delle milizie di Hamas e alla conseguente guerra di Gaza ad opera dell’esercito israeliano, è apparso come molto improbabile un intervento diretto dell’Iran nel conflitto. Per scongiurare tale ipotesi da subito gli Usa hanno dislocato nell’area un’importante forza navale con marines pronti a ogni evenienza. Tuttavia Teheran agisce attraverso i suoi agenti in diversi ambiti, per quanto la loro efficacia resti limitata e senza alcun impatto sul teatro delle operazioni. L’Iran ha infatti implementato il suo sostegno, compresa la fornitura di soldi e armi, ai gruppi alleati in Iraq, in Siria, nello Yemen e in Libano, e per quanto dissuaso da un intervento aperto, si sta muovendo in un territorio, quello del Levante arabo, che conosce bene.
Ci sono così margini entro i quali gli iraniani riescono a muoversi, come ad esempio ordinare agli alleati nei vari paesi di attaccare le basi statunitensi, mentre agli Hezbollah libanesi resterebbe il compito di agire con scaramucce con gli israeliani e di tenere occupata al confine libanese una parte dell’esercito israeliano al fine di alleviare la pressione su Hamas e sulla Jihad islamica. Finora si è trattato di margini che rientrano nell’accettabile, ovvero che non influiscono sulla conclusione del conflitto in corso a Gaza.
In realtà non si conosce la capacità dell’esercito israeliano di raggiungere i suoi obiettivi, come pure quella di Hamas: questa potrebbe sorprendere ostacolando la campagna di terra e screditando la maggior parte delle aspettative.
Il governo di Teheran opera anche cercando di screditare attraverso la propaganda panaraba l’asse arabo che vede primi attori Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Giordania e Marocco, demonizzando il loro immobilismo e le aperture agli Accordi di Abramo e contrapponendole a quanto sta accadendo a Gaza. Si tratta di una campagna coordinata a livello militare che coinvolge dagli houthi dello Yemen fino al fronte Polisario in Algeria in funzione anti Marocco. Difatti è stato lo stesso Polisario a rivendicare l’azione terroristica di domenica a Es Smara, centro situato a 80 km a nord del confine con la Mauritania e a 300 da quello algerino, costata la vita a una persona.