La Dubaization di Erbil La fine della guerra del 2003 in Iraq ha aperto un’opportunità di ricostruzione urbana della città millenaria di Erbil in tempi assai rapidi. È stato realizzato un numero elevatissimo di progetti nel centro urbano, ed Erbil è diventata un grande cantiere. Sono anche emersi nuovi gruppi immobiliari, investitori regionali, locali e internazionali e, soprattutto, è stato istituito il Regional Investment Board (RIB) nel 2006 (sul modello di quello dei paesi del Golfo) che opera concedendo terreni edificabili a prezzi bassissimi con agevolazioni fiscali alle ditte coinvolte nello sviluppo immobiliare. Secondo i dati del RIB, tra il 2006 e 2019 l’investimento nel settore immobiliare nelle tre province del Kurdistan (Erbil, Sulaimanyah, Duhok) ha raggiunto più di 15 miliardi di dollari, di cui 10 sono stati investiti a Erbil. Si noti che il settore immobiliare ha costituito il 40,83 % del totale1 . Il boom edilizio ha proceduto in assenza di leggi urbanistiche e norme edilizie appropriate: pertanto si è assistito ad una massiccia speculazione immobiliare, mai verificatasi prima d’ora nel Paese. 1. Dati ottenuti dal Kurdistan Board of Investment Data Base, 2006 to 2019, Erbil 70 Città Analoga Abroad. Letture. Dubaization Si è formata una classe imprenditoriale in grado di accedere alla proprietà e si è creata un’inedita coalizione fra i piani di investimento, le big corporations e l’amministrazione pubblica. La retorica che governa la rappresentazione dell’urbanistica postbellica è quella associata ad un tipo di modernizzazione urbana già sperimentata nei paesi petroliferi regionali. La volontà di copiare i modelli “globali” prende il posto di creatività, invenzione e regionalismo nell’architettura, svalutando il paradigma della diversità culturale. Nell’arco di meno di 10 anni (2006-2014) il profilo urbano di Erbil ha subito una trasformazione drammatica, evocando il modello della school of Chicago, Manhattan o del business centre di Dubai. Durante il picco del boom edilizio (2007-2012) le big corporations hanno acquisito spazi vuoti nel centro urbano a prezzi molto bassi, sostituendo interi isolati con mega strutture residenziali. Si è consolidata così l’immagine di Erbil downtown come un business hub per tutta la regione. I tratti e le caratteristiche delle città del Golfo sono state esportate ad altre città mediorientali, inclusa Erbil, creando un “modello Golfo”. Tra esse Dubai esercita un’influenza sostanziale attraverso il fenomeno chiamato da Yasser Elsheshtawy Dubaization2 . In questo modo, si è esportato anche il modello di sviluppo urbano dei paesi del Golfo, incentrato sull’immagine esteriore del progetto più che sulla pianificazione delle infrastrutture e dei servizi urbani. Nelle periferie di Erbil si è intrapreso un tipo di urbanizzazione a bassa densità sul duplice riferimento delle periferie americane e delle città del Golfo che si è materializzata attraverso la costruzione di nuovi quartieri murati, gated cities, “città nella città” con proprie mura e porte di accesso, sorvegliate da un apparato di sicurezza continuo. 2. Elsheshtawy Yasser, Dubai: behind the urban spectacle, Routledge, Abington 2013 (1st edition 2009) Azad Hama 71 Oltre ad essere una barriera per delimitare la sicurezza interna dei suoi abitanti, le gated cities sono strumenti di gerarchia sociale e frammentazione urbana. Di fatto diventano uno strumento per regolare ed organizzare gli scambi culturali e la mobilità delle classi sociali della città. Una riflessione in merito potrebbe essere quale sia l’implicazione sociale (o l’efficacia) di questo modello. Per rispondere occorre sviluppare ampi studi multidisciplinari, in parte avviati in collaborazione con l’Università Iuav di Venezia, per analizzare questa particolare forma di urbanizzazione che sta prendendo corpo in tutte le città petrolifere del Golfo Persico