Aggiornato il 27/12/22 at 07:19 pm
di Shorsh Surme –—–Oltre 230 ex funzionari delle Nazioni Unite, giudici, esperti di diritti umani, premi Nobel ed esponenti delle Ong hanno invitato i leader mondiali a intensificare la pressione sulla Repubblica Islamica dell’Iran e sugli ayatollah per protestare contro la violenta repressione delle proteste in Iran e in Afghanistan.
Nella lettera aperta si sono rivolti al presidente degli Stati Uniti Joe Biden, al presidente del Consiglio europeo Charles Michel, al primo ministro britannico Rishi Sunak e al premier canadese Justin Trudeau, nonché all’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk, sollecitando una posizione ferma sui regimi islamici dei due paesi, ovvero l’esecuzione dei manifestanti in Iran e l’espulsione delle donne dalle Università in Afghanistan.
Le autorità iraniane la scorsa settimana hanno giustiziato due giovani, uno dei quali in pubblico, per aver preso parte alle proteste popolari in corso, innescate dalla morte del giovane curda 22enne Mahsa Amini, e hanno minacciato di impiccare più persone come misura per intimidire i manifestanti e contro lo svolgimento di ulteriori manifestazioni e scioperi. Stando alle accuse i due giovani avrebbero ucciso poliziotti nel corso dei disordini.
I firmatari includono un ex presidente del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, tre ex segretari generali dell’Onu, 17 ex relatori speciali per i diritti umani delle Nazioni Unite, 15 premi Nobel e molte altre illustri figure dei diritti umani. Tra i giudici internazionali che hanno firmato l’appello figurano un ex presidente della Corte penale internazionale (CPI), un ex presidente del Tribunale di primo grado delle Comunità europee e cinque ex giudici del Tribunale dell’Ue. Tra i firmatari c’erano anche circa 34 Ong e istituzioni universitarie.
Esprimendo la loro preoccupazione per il record decennale di esecuzioni del regime iraniano, hanno anche menzionato le esecuzioni di massa di prigionieri politici, per lo più membri del gruppo di opposizione in esilio: “Molti membri di questi partiti e movimenti sono stati giustiziati illegalmente o fatti sparire con la forza durante il Massacro del 1988”.
Denunciando “decenni di apparente silenzio e inazione da parte della comunità internazionale”, che hanno contribuito ad “alimentare una cultura dell’impunità in Iran”, i firmatari hanno affermato che “Dagli anni ’80, le autorità iraniane hanno giustiziato in via extragiudiziale decine di migliaia di manifestanti dissidenti e prigionieri politici, alcuni di appena tredici anni”.
Gli studiosi hanno invitato le principali nazioni democratiche del mondo ad agire con urgenza per impedire alle autorità iraniane di tentare di reprimere le proteste in corso attraverso l’uso della pena di morte in violazione del diritto internazionale, mentre i coraggiosi giovani iraniani continuano le loro proteste provocatorie per porre fine a decenni di tirannia.
Nella lettera viene sottolineato che l’Iran bombarda tutti giorni il territorio del Kurdistan dell’Iraq, così violando il diritto internazionale in quanto viene oltrepassato il confine di un altro stato sovrano.
Esortando la comunità internazionale a ritenere la leadership della Repubblica Islamica responsabile per aver commesso crimini contro l’umanità e l’uccisione di bambini e l’impiccagione pubblica di manifestanti, i firmatari hanno chiesto di utilizzare tutti i mezzi disponibili a livello internazionale per assicurare alla giustizia gli esponenti del regime.