Aggiornato il 15/06/22 at 09:28 pm
di Shorsh Surme –Mentre la guerra in Ucraina entra nel suo quarto mese, la Russia continua a minacciare i Paesi della NATO che prestano sostegno con il rifornimento di armi, anche se in ordine sparso. Non va tuttavia dimenticato che dalla Guerra Fredda gli alleati della NATO hanno decuplicato le loro capacità di difesa sul fianco orientale e sud-orientale. Dall’istituzione della cosiddetta “presenza avanzata” nel 2017, la NATO ha dislocato quattro gruppi tattici multinazionali in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, per un totale di circa 4mila truppe pronte al combattimento.
A quattro mesi dall’inizio della guerra in Ucraina, l’Alleanza ha raddoppiato il numero dei suoi gruppi tattici da quattro a otto e li ha schierati anche in Bulgaria, Romania, Ungheria e Slovacchia, e il numero totale di forze pronte alla battaglia comprende ora circa 40mila soldati. Anche gli Stati Uniti hanno trasferito ulteriori truppe in questi Paesi sulla base dei loro accordi bilaterali.
I recenti dispiegamenti militari della NATO sul suo fianco orientale, dalla Bulgaria alla Polonia, sono voluto non solo per potenziare le forze armate di questi Paesi, ma anche per inviare un chiaro messaggio che l’articolo 5 della NATO, che considera un attacco a un membro come un attacco a tutta l’Alleanza, continua ad essere in vigore.
A prima vista lo stanziamento di 40mila truppe lungo i 2.500 chilometri di confine orientale e sudorientale della NATO può sembrare poco, ma a un esame più attento si può notare che queste truppe sono integrate con le forze armate nazionali dei Paesi ospitanti. In particolare Bulgaria, la Romania, Ungheria, Slovacchia e Polonia dispongono già di una considerevole forza combinata di 259.000 uomini.
Secondo la NATO questi Paesi dimostrano già nella pratica il potere dell’”interoperabilità”, di conseguenza la maggior parte di queste forze non opera da un’unica base, ma in diversi distaccamenti, in sinergia con le forze nazionali in diverse parti dei Paesi, utilizzando le infrastrutture di base esistenti. La Polonia è la più conta 120mila soldati nelle sue forze armate, la Slovacchia ha solo 13mila soldati, l’Ungheria 24mila, la Romania 76mila e la Bulgaria 26mila.
Dall’inizio del conflitto tra la Russia e l’Ucraina, la Polonia da sola ha ricevuto almeno 10.500 truppe alleate supplementari, la maggior parte delle quali, circa 8mila, dagli Stati Uniti.
La Slovacchia ospita circa 3mila truppe alleate della NATO, mentre l’Ungheria ha visto il dispiegamento di circa 800 truppe della NATO.
La Romania conta sul dispiegamento di circa 4.300 truppe alleate, di cui circa mille statunitensi. La Bulgaria ospita circa 2mila truppe NATO.
In occasione dell’ultimo vertice della Nato il presidente rumeno Klaus Iohannis ha affermato che la forza militare dovrebbe essere “unitaria e coerente, solida, credibile e sostenibile, soprattutto sul Mar Nero”.
Un’analisi più attenta dei dati disponibili per i cinque Paesi rivela che i mezzi NATO inviati sembrano fatti su misura per colmare le lacune e le debolezze percepite in ciascuno dei sistemi di difesa nazionali. Ad esempio in Bulgaria, dove si sono avute difficoltà a modernizzare la forza aerea e ad acquisire moderni jet da combattimento, gli alleati della NATO sono intervenuti inviando nuovi armamenti. La Polonia, che ha recentemente rivelato di aver donato all’Ucraina centinaia di carri armati e veicoli da combattimento per la fanteria, ha ottenuto una copertura di difesa aerea dai missili Patriot statunitensi, nonché forze aggiuntive di fanteria corazzata e meccanizzata destinate a colmare il vuoto lasciato dalle attrezzature donate.