Aggiornato il 15/10/21 at 09:37 pm
di Gianni Sartori — Qualcuno che ha studiato la considera “geopolitica”. Altri, più semplicemente, si chiedono dove andremo a finire ed eventualmente come uscirne (dal solito “ginepraio” o “groviglio” di cui parlava Zero Calcare).
Per ora solo è un’ipotesi, ma non certo campata in aria.
Mentre Erdogan rilanciava minacciando ulteriori invasioni (sostanzialmente anti curde) del nord-est della Siria, il presidente statunitense lo metteva blandamente in guardia sul fatto che questo potrebbe indebolire la lotta contro l’Isis e mettere a repentaglio la sicurezza delle popolazioni.
Dichiarazioni – quelle di Biden -non gradite da Ankara e che potrebbero spingere il permaloso presidente turco verso le braccia di Putin.
Proponendogli la consegna del sud di Idlid (dove l’esercito turco e suoi ascari sono di fatto bloccati dai Russi) in cambio dell’invasione di Tale Rifaat dove, non dimentichiamo, vivono moltissimi curdi fuggiti fa Afrin nel 2018.
Erdogan quindi sarebbe disposto a rimuovere le sue truppe da Idlib in cambio del via libera verso Tall Rifaat. In sostanza, la possibilità di proseguire nell’invasione dei territori siriani e nell’opera di sostituzione etnica…
Non solo attraverso l’eliminazione fisica o costringendo i curdi e le altre popolazioni a fuggire, ma anche imponendo regole dettate dagli occupanti turchi e islamisti.
Come aveva denunciato il portavoce del Democratic Society Education Committee di Shehba (una delle località dove si erano rifugiati migliaia di abitanti di Afrin a causa dell’invasione del 2018) si assiste ormai alla “rimozione della lingua curda dai programmi scolastici, ultimo passo dell’operazione per cancellare l’identità e la presenza curda in questo cantone (fino ad allora parte integrante dell’Amministrazione autonoma della Siria del Nord-est). Una prosecuzione degli sfollamenti, delle estorsioni, degli omicidi mirati, dei sequestri di persona…”.
Mentre in Afrin le scuole preesistenti vengono chiuse o distrutte, altre vengono gestite dagli invasori, sia dai Turchi che dai gruppi islamisti.
Le lezionisono tenute soltanto in turco e arabo e anche i nomi delle strade e delle località vengono modificati.
Parlando dei progetti di Erdogan e dello scambio proposto ai Russi, il giornalista Amed Dicle evocava il gioco infantile delle sedie (ricordate? tante sedie quante sono i giocatori meno una e così via mentre i giocatori vengono eliminati uno a uno…). Un’analogia con l’operato di Erdogan in questa parte della Siria.
Adesso la palla è in mano a Putin. Vorrà tradire ancora una volta i curdi per riaprire il contenzioso della Turchia (membro della Nato) con gli Usa? Staremo a vedere. Nel frattempo aumentano le preoccupazioni per qualche milione di siriani (non solo nel Rojava) di restare senza acqua potabile e senza elettricità a causa dell’ulteriore abbassamento delle acque del Tigri e dell’Eufrate.
Attualmente il livello si è talmente ridotto da mettere in difficoltà il sistema di pompaggio mentre le centrali di Tabqa, Firat e Tishrine (quella strappata all’Isis dalle Forze democratiche siriane) funzionano a singhiozzo, alternandosi.
Ovviamente anche la produzione agricola è a rischio.
E anche di questo si dovrebbe ringraziare la Turchia che ha intenzionalmente limitato ulteriormente i flussi dei due fiumi.