Aggiornato il 30/09/21 at 09:42 pm
di Dario Salvi (asianews.it)- —– Il10 ottobre la nazione alle urne per il rinnovo del Parlamento in un clima di sfiducia. La nuova Camera chiamata a scegliere il primo ministro e il presidente. Diverse le questioni irrisolte, dalla morte di attivisti alla corruzione diffusa. Rihan Hanna Ayoub esclude svolte radicali, ma condivide l’appello del patriarca alla partecipazione. Escluso uno scenario afghano per il Paese.
– Gli iracheni non guardano alle prossime elezioni politiche, in programma il 10 ottobre, come a un fattore di “cambiamento radicale”, ma “partecipare è doveroso” anche se l’apporto sarà “minimo e marginale”. È quanto spiega ad AsiaNews Rihan Hanna Ayoub, 37enne parlamentare cristiana del collegio di Kirkuk, secondo cui “il quadro rimarrà invariato” pure all’indomani del voto e non si registreranno “marcati progressi in senso positivo” nella vita quotidiana di un popolo da troppo tempo “misera”. Ancora oggi fra gli elettori non vi è grande conoscenza dei programmi dei vari partiti, mentre è evidente un clima generale di sfiducia e disinteresse verso una classe dirigente su cui pende l’accusa di incompetenza e corruzione.
Le elezioni anticipate rispetto alla scadenza naturale della legislatura sono una risposta alle proteste divampate nell’autunno del 2019 contro caro-prezzi, disoccupazione, corruzione e crollo del servizio pubblico. Gli aventi diritto al voto sono quasi 25 milioni, chiamati a scegliere i 329 deputati del Parlamento unicamerale su 3.200 candidati sparsi in 83 collegi elettorali. Il voto, previsto in un primo momento a giugno, è poi slittato al 10 ottobre per problemi organizzativi e di sicurezza. Continua a leggere l’articolo