Aggiornato il 23/07/21 at 01:25 pm
di Gianni Sartori—– Genocidio strisciante? Pulizia etnica a “macchie di leopardo”? Pogrom diffuso?
Comunque lo si definisca, la sostanza resta la stessa. Un attacco continuo, uno stillicidio di aggressioni, violenze, ferimenti e uccisioni a danno dei curdi. Il tutto sotto lo sguardo benevole e compiaciuto, diciamo la supervisione, dei governanti turchi. Attacchi rivolti non solo contro le sedi dei partiti filocurdi.
Ormai non si contano più gli episodi in cui intere famiglie curde subiscono attacchi da parte di razzisti turchi. Recentemente, per esempio, solo in un paio di giorni (20 e 21 luglio) abbiamo avuto un bilancio – provvisorio – di un morto e numerosi feriti (rispettivamente nelle province di Konia e di Ankara).
Già il 19 luglio a Ayfon dei fascisti turchi avevano attaccato alcuni lavoratori agricoli curdi che stavano parlando nella loro lingua (sette feriti tra cui alcune donne). Il giorno dopo è toccato a una famiglia curda (Boztaş) subire l’assalto di oltre un centinaio di turchi ad Ankara (dove, ricordo, vivono molti curdi scacciati dalle loro terre, dal Bakur, dopo che i loro villaggi erano stati distrutti a cannonate nel corso degli ultimi venti-trent’anni).mQuattro curdi erano rimasti gravemente feriti dai colpi di armi da fuoco sparati dagli aggressori. Mentre da parte sua la polizia, rimasta inerte durante l’assalto, aveva poi caricato con manganelli e lacrimogeni i familiari dei feriti che si trovavano davanti all’ospedale, impedendogli anche di rientrare nel loro quartiere (Altindag, nel comune metropolitano di Ankara). Alcuni famigliari dei feriti in seguito sono stati arrestati. Il 21 luglio in un altro attacco di marca fascista a Konya (il commando era composto da almeno sessanta persone armate, provenienti pare da Karahuyuk) ha perso la vita un curdo di 43 anni, Hakim Dal.
A subire l’aggressione, una famiglia di pastori curdi originaria di Dijarbakir che da oltre vent’anni vive a Cariklikoy (nel distretto di Meran, provincia di Konya) e che recentemente era già stata minacciata e attaccata.
Ca va sans dire, non risulta che qualcuno degli aggressori turchi sia stato fermato dalle forze dell’ordine (tranne – forse – il mukhtar del villaggio, ritenuto l’istigatore) per cui sembrerebbe che attualmente i fascisti possano agire in una sostanziale impunità.
Il 12 luglio un’altra famiglia era stata attaccata nel quartiere curdo di Bahcesehir (Konya) da un gruppo che si definiva di “nazionalisti turchi” e che pretendeva se ne andassero.
Almeno sette i curdi feriti, tra cui alcune donne. A completare il quadro (e a conferma che la politica anticurda del governo turco e dei suoi mazzieri si muove ad ampio raggio internazionale), la polizia tedesca ha confermato l’esistenza di una lista di almeno 55 curdi e oppositori turchi (giornalisti, politici, artisti…) rifugiati in Germania da uccidere.
In particolare è stato allertato Celal Baslangic (giornalista che si è occupato anche recentemente delle reti mafiose interne allo Stato turco) ritenuto uno degli obiettivi principali.
Scontato intravedere dietro questa lista ( e dietro altre liste analoghe che coprono il resto dell’Europa) i servizi segreti turchi, il MIT.
Inizialmente si era parlato di una lista di ventun persone con nomi e cognomi. Poi di altre 43 di cui non si conoscerebbero ancora tutti i nominativi. La polizia tedesca ha poi fatto riferimento anche a un’altra lista di ben 55 nomi (sempre di oppositori di Erdogan che vivono all’estero per ovvie ragioni).