Aggiornato il 23/04/21 at 04:17 pm
di Cornelia Toelgyes (per Africa ExPress) —- Sono centinaia le donne e ragazze curde rapite nel 2018 a Afrin – a maggioranza curda – in Siria settentrionale, quando le forze armate turche hanno lanciato l’operazione militare “Ramoscello d’Ulivo“. Le giovani sarebbero poi state deportate in Libia come schiave del sesso per combattenti pro turchi.
La squallida vicenda è venuta alla luce solo pochi giorni fa, quando Tulay Hatimogullari, deputata turca del pro-Kurdish Peoples’ Democratic Party (HDP), ha chiesto al Parlamento di Ankara di aprire immediatamente un’inchiesta sulla sparizione di queste donne. Ha inoltre domandato al ministro degli esteri di Ankara, Mevlut Çavusoglu, di fare luce quanto prima sulla loro sorte.
La deputata di HDP ha aggiunto che testimonianze e dettagli sui rapimenti sono documentate nel file “Missing Afrin Women Project” e contiene nomi delle ragazze, dove e quando sono state rapite, i gruppi armati responsabili degli incidenti e quant’altro.
Anche Sinam Mohamad, rappresentante del Consiglio democratico siriano a Washington ha denunciato lo scorso 6 gennaio il trasferimento coatto in Libia delle donne rapite e ha chiesto all’Unione Europea e agli Stati Uniti di partecipare a una Commissione d’inchiesta internazionale, affinché sia fatta giustizia su questa squallida vicenda e vengano puniti i criminali autori del traffico.
Sulla base di testimonianze si evince che centinaia di ragazze curde sono state rapite e portate in Turchia attraverso aree di confine siriane-turche controllate dai militari, per essere poi vendute come schiave del sesso a trafficanti del Qatar e portate in Libia.
Durante l’Operazione Ramoscello d’Ulivo sono sparite da Afrin almeno mille donne. L’intervento turco era stato fortemente criticato dalla comunità internazionale per tentato cambiamento demografico e deportazioni.
Nel febbraio 2019 la Commissione d’inchiesta internazionale indipendente dell’ONU sulla Siria aveva rilasciato un rapporto davvero inquietante sulla situazione umanitaria a Afrin: in base a fondati motivi la Commissione ritiene che membri di gruppi armati abbiano commesso crimini di guerra, come sequestri di persone, inflitto torture e altri trattamenti crudeli, saccheggi, arresti arbitrari, sopratutto nei confronti di persone di origine curda.
Anche il Dipartimento di Stato di Washington nel suo rapporto dello scorso novembre ha detto di essere preoccupato per le violazioni dei diritti umani commessi a Afrin da gruppi armati sostenuti dalla Turchia.