Aggiornato il 19/02/21 at 10:12 pm
di Shorsh Surme — Martedì sera sono stati sparati 14 razzi sull’aeroporto internazionale di Erbil, capitale del Kurdistan dell’Iraq, uccidendo un civile e ferendone nove.
In questo attacco missilistico c’è l’impronta delle milizie filo-iraniane. D’altronde la Repubblica Islamica dell’Iran ha sempre ribadito che ci sarebbero state ulteriori reazioni dopo il raid che nel gennaio 2020 portò all’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani,
Ormai è noto a tutti che una ragione del Kurdistan dell’Iraq libera non vada giù ai governi che occupano il territorio del grande Kurdistan, che sono l’Iran, la Siria, l’Iraq sciita e la Turchia.
Quest’ultima la settimana scorsa ha oltrepassato il confine con la regione del Kurdistan Iracheno facendo arrivare i suoi soldati su monte Gara, nella provincia di Dohuk, con la scusa di seguire i combattenti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), ma violando per l’ennesima volta la sovranità territoriale non solo della regione federale ma anche quella irachena.
La rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per l’Iraq, Jeanine Hines, ha condannato fermamente l’attacco missilistico su Erbil, ed anche il nuovo segretario di Stato Usa Anthony Blinken ha detto che gli Stati Uniti sono irritati per l’attacco, affermando che “Ho contattato il primo ministro regionale del Kurdistan Masrur Barzani per discutere dell’incidente e impegnare il nostro sostegno a tutti gli sforzi per individuare e i responsabili”.
L’attacco è stato rivendicato dal gruppo Saraya al-Blood, il quale ha riportato che sarebbe stata presa di mira “l’occupazione americana” in Iraq.
Mercoledì gli agenti della sicurezza del Kurdistan hanno individuato i camion usati per sparare razzi, sottolineando che sono stati trovati anche quattro razzi Katiusha.
Non è la prima volta che Erbil viene attaccata con missili: il 30 settembre dello scorso anno furono sparati sei razzi Katiusha, sempre con l’obiettivo quello di colpire l’aeroporto di Erbil.