Aggiornato il 10/11/19 at 01:50 pm
di Shorsh Surme — Nonostante l’Iraq sia il quarto produttore di greggio al mondo, i problemi quali la corruzione, la stagnazione economica e i servizi in genere continuano ad essere scadenti, cosa che ha alimentato le manifestazioni.
Quanto successo martedì 29 nella città santa di Karbala è stato molto grave. Testimoni oculari hanno riferito all’Associated Press che uomini armati mascherati hanno aperto il fuoco sul campo contro i manifestanti iracheni uccidendo 18 persone e ferendone centinaia, cosa confermata dalla polizia di sicurezza.
L’attacco durante la notte è arrivato quando gli iracheni sono scesi in strada per un quinto giorno consecutivo dopo una pausa delle manifestazioni iniziate ai primi del mese per protestare contro la corruzione del governo, la mancanza di posti di lavoro e i servizi municipali inefficienti. Già nei giorni precedenti ai fatti di Kerbala le violenze dovute alla repressione hanno comportato l’uccisione di 250 persone.
Tuttavia lo spargimento di sangue a Karbala potrebbe segnare una svolta a causa dell’elevato bilancio delle vittime in un unico luogo, come pure perché la città rappresenta un importante sito di pellegrinaggio in cui viene venerata una figura sciita uccisa in una battaglia del VII secolo.
Non è stato immediatamente chiaro chi era dietro l’attacco e i manifestanti hanno affermato di non sapere chi fossero gli uomini mascherati. L’unico dato certo è che militari erano stati schierati sul luogo della manifestazione, ma si sono ritirati dopo che gli aggressori hanno iniziato a sparare sui manifestanti.
Si sa che il territorio della antica Mesopotamia rappresenti con i suoi 115 miliardi di barili la quarta più grande riserva di petrolio del mondo, ma l’attuale governo si trova a dover affrontare la paradossale situazione di scarsità di carburante. Il deficit industriale, nella fattispecie di raffinazione, impone degli alti costi per le importazioni del prodotto finito
Da tempo sull’Iraq tira brutta aria: negli ultimi 16 anni i terroristi di al-Qaeda, Isis e i jihadisti provenienti sia dal mondo arabo che da quello islamico (dall’Iran e dalla Siria disastrata) continuano ancora oggi con le loro azioni destabilizzanti.
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